Nella consueta conferenza stampa post gara riservata ai media selezionati, il team principal Mattia Binotto ha tirato le somme del mondiale ma non solo, toccando alcuni temi interessanti del presente e del futuro del team, che siano loro tecnici o puramente sportivi.
Il Gran Premio di Abu Dhabi ha espresso una sintesi onesta di questo campionato 2022. Max Verstappen sopra tutti e Charles Leclerc primo inseguitore. La Red Bull è apparsa leggermente meno brillante nel complesso, tuttavia la vittoria dell’olandese non è mai stata messa in discussione. C’era ben più curiosità riguardo alla lotta con Perez e le due Mercedes, più Sainz – qui un po’ meno a suo agio col setup – a fare da guardia spalle, come preventivato.
La Ferrari ha chiuso la stagione senza la miglior vettura
Il compito della Ferrari in quel di Abu Dhabi era difendere il secondo posto nel Mondiale Costruttori da Mercedes e cercare di dare tutto il supporto possibile a Charles Leclerc per battere Perez in pista, così da conquistare il ‘titolo’ di Vice-Campione del Mondo. Il primo dei perdenti, seguendo il detto e le convinzioni di Enzo Ferrari, ma comunque un premio per una stagione ricca di alti, ma anche qualche basso, per il monegasco e la Ferrari soprattutto; dopo il mondiale costruttori 2020 terminato in sesta posizione e quello dello scorso anno in terza, per continuare quel percorso di crescita voluto fortemente da Binotto.
L’obiettivo è stato centrato con una delle migliori prestazioni della F1-75 da Spa in poi. Abbiamo analizzato più volte come la DT39/22 abbia impattato sulle sue prestazioni, nonostante le continue smentite ufficiali del management del team italiano. La squadra però non si è arresa e tra l’ultimo sviluppo portato a Suzuka, ossia il nuovo fondo, e il lavoro di comprensione, è riuscita a tirare fuori prestazioni sempre migliori dalla macchina. Il punto cardine su cui ci si è focalizzati è soprattutto il degrado gomma, quasi mai un grande problema nella prima fase di stagione, tranne in pochissime occasioni, divenuto poi il vero tallone d’Achille. Tuttavia, la F1-75 è ‘degradata’ in varie aree rispetto soprattutto alla RB18 con il passare della stagione, non solo nell’utilizzo delle gomme. Su questo Binotto ha puntato l’attenzione anche in vista del prossimo anno: “Chiudiamo l’anno senza avere la vettura più veloce, anche se siamo rimasti competitivi. Ci sarà quindi prima di tutto da migliorare in ogni area, non solo in quello del degrado gomma. La macchina dovrà essere più veloce e più affidabile”. Con una vettura veloce e soprattutto affidabile, di conseguenza, le decisioni verranno più facili e gli errori meno probabili.
Ferrari batte Perez e Mercedes con ritmo e strategia. Weekend solido da squadra unita.
Uno sguardo al futuro, ma anche un commento all’ultima gara dell’anno. La ‘vittoria’ su Sergio Perez e su Mercedes è arrivata grazie alla prestazione pura e alla strategia. “Sono contento di questo risultato, anche per il nostro muretto. Come Ferrari veniamo spesso criticati per ogni scelta e ogni errore, e fa parte del gioco. Qui però abbiamo svolto un weekend solido e non era semplice anche a causa delle varie voci che ci sono state negli ultimi giorni. La squadra è stata concentrata ed in gara siamo stati solidi”. Importantissimo il lavoro effettuato tra Yas Marina e Maranello nelle ore successive alle deludenti FP2. “Sin dal venerdì avevamo visto che il degrado sarebbe stato un fattore. Serviva non spingere molto all’inizio dello stint per avere un credito poi nella seconda parte. Lewis ad esempio ha spinto molto all’inizio e questo ha distrutto le sue gomme. Charles è stato bravissimo e paziente all’inizio e poi la squadra è stata molto brava con quel bluff, fingendo un Pit Stop e spingendo così Red Bull alla seconda fermata che noi non avevamo in programma”.
Mattia Binotto ha elogiato il lavoro di Charles, spiegando come sia stato necessario durante il fine settimana un importante lavoro non solo da parte dei tecnici, ma anche dei piloti che hanno dovuto modificare un po’ il loro stile di guida per adattarsi alle esigenze della pista. “Purtroppo Carlos è stato messo sotto pressione in partenza dalle due Mercedes e questo ci ha spinti sulle due soste con lui”. Pilota spagnolo che, con il controsorpasso nei confronti di Leclerc, ha permesso al monegasco di accendere gradualmente le sue Medium, favorendo cosi, seppur indirettamente, la conquista della meritata seconda posizione mondiale del compagno di squadra.
Binotto: “Le voci sulla mia sostituzione non hanno destabilizzato la squadra ed è un segnale di cosa vuole la squadra.”
Il team principal di Maranello non è solito alzare la voce o incolpare la squadra, anzi la sua gestione è più similare a quella di Domenicali piuttosto che del suo predecessore, Maurizio Arrivabene. Il suo ruolo è quello di ombrello o parafulmine per i suoi uomini quando questi vengono messi nell’occhio della critica. Binotto però ha nuovamente affermato che tutto ciò è esperienza per il futuro e “serve anche a me per farmi le spalle ancor più larghe” con “i complimenti che vanno alla squadra che non si è fatta influenzare da queste voci”.
Il boss del team italiano non ha nascosto però il suo sentimento nei confronti di tutte queste voci uscite alla vigilia dell’ultimo appuntamento stagione. Quando qualcuno ha parlato di delusione, lui ha subito rifiutato questo termine, mettendo ancora una volta la squadra prima di se stesso. “Indubbiamente ho provato un po’ di noia, per la squadra e non personalmente per me. Ho visto la squadra dispiaciuta e disorientata dopo queste voci. Siamo usciti con un comunicato proprio per smentire tali voci, ma poi siamo stati tutti concentrati su questo weekend”. Inevitabile per lui poi togliersi un sassolino dalla scarpa. “Brava la squadra, ma soprattutto penso che abbiano mandato un segnale su ciò che desiderano”.
Binotto ha continuato assumendo una posizione ancor più chiara. “La stabilità è importante non solo guardando alla Red Bull (l’esempio citato nella domanda). Loro non hanno vinto per 9 anni e non hanno cambiato un tecnico o il Team Principal, ma anche guardando alla stessa Ferrari. Io c’ero nell’era di Jean Todt che arrivò nel ’93 e vinse il primo titolo nel ’99. Sei anni sono tanti e sono serviti per costruire. Sono stati anni importanti. Penso che la stabilità sia la cosa migliore. Io mi batto per questo, per la squadra”. Il segnale a Elkann e Vigna, con cui a breve discuterà della sua posizione e della convergenza degli sviluppi futuri nel breve e medio termine, è lanciato.
Autori: Paolo D’Alessandro e Piergiuseppe Donadoni
Co-Autore: Giuliano Duchessa