In casa Red Bull, il caos prosegue. L’assoluzione di Christian Horner, dopo una investigazione da parte del proprio team, tramite un avvocato del British King’s Counsel (gruppo leader nel settore giuridico e che generalmente si occupano di casi più complessi che richiedono un livello più elevato di competenza legale), ha creato più problemi che positività. Tutto ciò lascia perplessi se si ripensa ai veri e importanti motivi dell’investigazione, ossia un possibile comportamento ‘inappropriato’ del team principal di casa Red Bull nei confronti di una dipendente. Perché il board di un team e di un colosso così importante avrebbe dovuto spaccarsi, dopo che l’investigazione ha chiarito che la denuncia verso Horner è stata respinta? Che senso ha l’attacco frontale di Jos Verstappen a Christian Horner? Non sarebbe più intelligente per tutti cercare di abbassare i toni o c’è qualche interesse personale o lotta di potere dietro questa battaglia, per cercare di eliminare Horner? “Non possiamo continuare in questo modo, la situazione esploderebbe se Christian rimanesse nel team. Sta facendo la vittima quando è lui a causare problemi” ha affermato ormai una settimana fa il papà del tre volte campione del mondo.
La morte di Dieter Mateschitz ha sconvolto la politica interna di Red Bull
I successi del team di Horner e Marko hanno nascosto le loro forti crescenti tensioni interne dopo la morte di Dieter Mateschitz, colui il quale aveva in mano il team di F1 grazie alla piena fiducia del vero capo di Red Bull, ossia il thailandese Yoovidhya che detiene il 51% delle azioni. Con la morte di Dieter, il quadro politico all’interno del team è cambiato: Horner è passato dalla parte del boss asiatico, con il forte interesse di poter entrare come azionista nel team, mentre Yoovidhya non si è mai fidato del successore di Mateschitz, Oliver Mintzlaff, facendo perdere notevolmente potere alla parte austriaca. Non è un caso che l’accordo con Porsche, voluto fortemente dagli uomini seduti nel Salisburghese, sia stato fatto saltare proprio da Christian Horner. Il motorista tedesco voleva entrare nel team, non solo come partner tecnico ma anche come soggetto che avesse una partecipazione nel team, un qualcosa che si scontrava con le ambizioni del manager inglese. I rapporti tra Horner e la parte austriaca si sono incrinati sempre di più. Non solo con Marko e Mintzlaff, ma anche con chi è sempre stato molto vicino al quasi 81enne austriaco, ossia Max Verstappen.
Durante lo scorso autunno, Horner ha lavorato dietro le quinte per evitare che Marko rinnovasse il suo contratto, tuttavia, grazie ad un ‘aut-aut’ del pilota olandese, il quasi 81enne austriaco è riuscito a strappare un rinnovo pluriennale (ogni anno viene comunque in un certo senso ridiscusso). Tutto sembrava apparentemente tranquillo, fino all’inizio di febbraio, quando sul principale giornale olandese, il De Telegraaf, è uscita la notizia relativa all’investigazione di Horner. Nei giorni successivi sono stati poi pubblicati anche alcuni presunti dettagli della vicenda, che facevano pensare ad un ‘facile’ siluramento del TP. Tuttavia, poco meno di un mese dopo, è arrivata l’assoluzione del manager inglese, che avrebbe dovuto rasserenare le acque all’interno del team campione del mondo. Niente di tutto ciò, soprattutto dopo l’avvenuta pubblicazione di oltre 70 screenshot, ancora non verificati, che contenevano presunti messaggi mandati tra la dipendente Red Bull e Christian Horner. Messaggi inviati via mail a oltre 100 giornalisti ed anche alle cariche più importanti di Fia e Liberty Media, nonché a Jos Verstappen. E’ chiaro che chi li ha fatti circolare fosse a conoscenza di tutti quegli indirizzi mail, quindi una persona all’interno del paddock della F1 o addirittura di Red Bull? La parte austro-olandese non ha pensato minimamente di andare in soccorso al soldato Horner, rincarando la dose soprattutto con le parole di Jos Verstappen alla fine di un Bahrain GP che aveva visto addirittura la presenza del patron Yoovidhya (pochissime volte apparso in pista) al fianco di Horner. Un segnale giudicato da molti come fortissimo.
Il duo Yoovidhya – Horner all’attacco dopo settimane di silenzio?
Nel post Gran Premio del Bahrain e le dichiarazioni di Jos Verstappen è iniziata la seconda parte di questa lotta senza esclusioni di colpi. Non stiamo a soffermarci sul puro gossip legato alle presunte relazioni sentimentali della dipendente che ha sporto denuncia nei confronti di Horner ma dopo settimane giocate principalmente in difesa, è come se la parte thailandese, assieme al manager inglese, sia passata all’attacco, conscia degli importanti rischi ad essi legati ma facendo valere la propria forza decisionale. Come? Sospendendo proprio la dipendente Red Bull che aveva accusato Christian Horner e indagando internamente Helmut Marko, la persona più intoccabile per Max Verstappen. “Si ritiene che sia stato lui a far trapelare alla stampa le chat”, ha fatto sapere la TV austriaca ORF, che ha poi parlato di una possibile sospensione del super consulente dal prossimo lunedì. Su suggerimento della proprietà thailandese, Oliver Mintzlaff aveva chiesto a Helmut Marko di non rilasciare più interviste, tuttavia, la situazione era ormai degenerata. Il super consulente della Red Bull ha così parlato alla TV austriaca. “Se non sarò in Australia? È ancora presto per dirlo. Devo decidere cosa fare. Ma c’è una possibilità teorica che me ne vada dal team.“ ha fatto sapere senza mezze misure l’80enne austriaco.
Per chiarire la questione, Marko avrà domani un incontro con Oliver Mintzlaff, sbarcato quest’oggi a Jeddah. “Il mio supervisore responsabile è Oliver. Devo parlare con lui e poi vedremo. Ma deve essere tutto a posto affinché io voglia continuare a lavorare per il team” ha fatto sapere Marko. Ma perchè è così importante la presenza dell’austriaco nel team? Perché tra le clausole che potrebbero permettere a Verstappen di potersi svincolare dal contratto con la Red Bull, ce ne sarebbe una legata alla presenza in squadra di super consulente. Non è un caso che, venuto a conoscenza delle parole di Helmut Marko (dell’investigazione ne avevano già parlato nei giorni scorsi), l’olandese sia andato subito in suo soccorso. “Per me è chiaro che Helmut debba restare.” – ha tuonato il poleman del GP dell’Arabia Saudita – “Ho un grande rispetto per lui e la mia lealtà nei suoi confronti è grande. L’ho sempre detto a tutti i membri del team: è una parte importante delle mie decisioni, compreso il mio futuro. Per questo è molto importante che rimanga in squadra”. Parole molto forti dirette soprattutto a Christian Horner e ad una proprietà thailandese che, chiaramente, erano consapevoli della possibile reazione del proprio primo pilota. Ma è come se, per Horner, il possibile addio del tre volte campione del mondo attualmente passi in secondo piano, consapevole che, per quanto successo nelle scorse settimane, i rapporti con determinate figure all’interno del team siano irrecuperabili. E’ una lotta di potere assoluto, un qualcosa che forse sta toccando anche personalmente il manager inglese, una questione quindi che va ben oltre la pista e un tre volte campione del mondo come Max Verstappen, anche se può far strano scriverlo e leggerlo. Ma attenzione che le sorprese, dall’una e dell’ala parte, potrebbero non essere terminate, viste le pressioni che stanno arrivando sulla parte thailandese.
Autore: Piergiuseppe Donadoni