Ferrari non si oppone all’ingresso di Andretti in F1 e pensa alla fornitura delle Power Unit

Paolo D’Alessandro
13/10/2023

Non è un mistero che la Formula 1 stia attraversando un momento d’oro in fatto di conti (meno di ascolti per ovvie ragioni, almeno ultimamente). Le azioni di Liberty media – proprietaria di Formula One Group – non hanno fatto altro che salire dopo la pandemia. Nel 2020 erano quartate a 20$ per azione, oggi sono stabilmente intorno ai 70$ – con il particolare curioso che dall’annuncio dell’ingresso di Andretti il valore è aumentato da 62$ a 68$ in poco tempo – con una capitalizzazione di 27 miliardi di $. A LM non si può non riconoscere il merito di aver retto l’urto della crisi economica innestando molti soldi sul piatto, di più, l’aver messo in sicurezza i conti delle piccole squadre, che all’epoca avrebbero rischiato di sparire. Questa è stata la chiave per introdurre il tetto dei costi. La conseguenza diretta è l’aver trasformato uno sport in perdita in un business estremamente attraente.

Le squadre iscritte al campionato del mondo sono diventate oltre a un asset solido macchine da soldi per sé stesse. Attualmente si stima che un team di F1, grazie al budget cap, possa guadagnare svariate decine di milioni di dollari all’anno. Per i più grandi costruttori di auto, questo aspetto non avrebbe fatto una grandissima differenza in passato, quando l’obiettivo era prettamente una enorme operazione di immagine e rilancio usando la visibilità massima che offre correre all’apice del motorsport, vedi il rientro della Mercedes. Del resto Toyota, il più grande costruttore al mondo, pur di esserci a suo tempo spese una vagonata di soldi e si è scottato, altri come Honda sono andati e venuti con alterne fortune.

Ora è tutto diverso. I bilanci dei team sono ora sottoposti ai regolamenti finanziari e poi alla revisione della Fia; sono tutti d’accordo che una squadra con licenza per correre in F1 non valga meno di 900 milioni-1 miliardo di dollari. Recentemente Red Bull può permettersi di aver rifiutato una offerta importante per Alpha Tauri, cifre non lontane dai 700 milioni di dollari.

Andretti ha ricevuto il benestare Fia ma la Formula 1 potrebbe prendere tempo per decidere sull’ingresso degli americani.

La Andretti Global ha ricevuto esito positivo dalla Federazione, non poteva essere altrimenti visto l’impegno storico della famiglia Andretti in tante categorie, in giro per il mondo. Il presidente Mohammed Ben Sulayem non ha mancato di aggiungere pressione sulla vicenda puntualizzando che l’interesse della Federazione è quello di avere “più auto in pista e meno gare”. Qualcosa che stride con gli obiettivi che FOM sta perseguendo. Nel frattempo la palla è passata a Domenicali, al momento però non sembrano esserci le condizioni per risolvere la vicenda ‘di forza’, ne rifiutando, ne ammettendo l’undicesimo team. Il nodo centrale coinvolge tutti i team e riguarda (anche) la diluizione della fee di ingresso.

Attualmente il patto della concordia 2020 prevede 20 milioni di ripartizione per ogni attore ma l’ingresso di un team costerebbe ai presenti una riduzione di questa ‘fetta’ che va trai 5 e 10 milioni scontentando gli azionisti. Sono ragionevolmente pochi, ciononostante si può obiettare le regole non le abbia scritte Andretti. Il team americano ha dichiarato di non avere interesse ad entrare in F1 tramite una azione legale, ben sapendo che buoni rapporti politici sono essenziali per il successo dei futuri obiettivi.

Il tema motorizzazione è fondamentale per l’ingresso di Andretti.

L’ingresso di un nuovo team deve essere condizionato anche dalla fornitura del motore e certamente del cambio. Fino al 2025 le power unit saranno le stesse, senza alcuna modifica all’architettura. Renault dopo il brutale cambio al vertice di Alpine vuole concentrarsi sulla nuova unità di potenza che sarà introdotta dal 2026, nella speranza di recuperare un gap che al momento è significativo da Ferrari, Honda e Mercedes. I target sono cambiati – ha confermato il Team Principal e motorista Bruno Famin – apparso piuttosto freddo nelle recenti dichiarazioni. Renault potrebbe essere obbligata a fornire Andretti ma non è ideale. Quest’ultimo dovrebbe quindi cercare anche altre sponde ma Mercedes è da sempre poco convinta di allargare il circus.

Non è trascurabile il fatto che con un undicesimo team cambierebbero gli equilibri politici portando la maggioranza di voto a 6 contro 5 nelle varie commissioni. Il che sarebbe un bene in caso di stallo e un male per il lavoro delle diplomazie. Red Bull Powertrains potrebbe fornire altri team ma non è detto possa farlo già dal 2026, dovendo gestire subito due team. Inoltre GM è un concorrente diretto di Ford e l’azione potrebbe essere molto complessa.

Ferrari è rimasta piuttosto neutrale e non è contraria all’ingresso alle giuste condizioni. Attualmente Maranello ha perso la fornitura a lungo termine con la Sauber che sta lentamente diventando Audi. Potrebbe essere fortemente interessata a fornire un terzo team, vedendolo come uno dei passi necessari a ricostruire il suo peso politico, che si è molto ridotto negli ultimi anni.

Ora anche nei corridoi della GeS si ammette sottovoce che la TD039 ha distrutto la filosofia della ottima F1-75, mentre il cambio regolamentare riguardante i pavimenti di quest’anno ha creato uno stallo di importanti settimane al lavoro sulla SF-23. Il risultato è stato una Ferrari più isolata e più debole, una vettura che non ha potuto raggiungere gli obbiettivi dei tecnici, creando un domino nella comprensione. Il limite imposto al lavoro di progettazione ha fatto il resto. Non a caso la vettura 2024 sta assorbendo il budget rimanente e sarà pronta il prima possibile con l’obiettivo di andare sui banchi prova velocemente e creare cicli di dati affidabili. Non ci saranno altre grandi parti nuove sulla SF-23 proprio perché la 676 funzionerà in maniera molto diversa da questa.

Intanto, in ottica futura, Ferrari ha chiuso gli accordi per l’arrivo di Loic Serra. Il suo ingresso in GeS a Maranello non è previsto però prima dei 12 mesi (secondà metà del 2024). I tecnici migliori che risiedono in Inghilterra fanno fatica a muoversi, è la Ferrari che sembra su un’isola. Peraltro Vasseur è impegnato a farla uscire da una fase di solitudine politica che dura da troppo tempo.

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