La Ferrari è tornata per restare
Quando certe giornate devono essere perfette succede di riuscire resistere nelle peggiori condizioni – un ibrido quasi scarico e gomme più usate – contro il campione del mondo, chiaramente più veloce in quel breve frangente. Leclerc ha fatto un capolavoro, mantenendo una lucidità che in altri tempi forse non avrebbe avuto.
Probabilmente gli ultimi due anni, brutali dal punto di vista agonistico, lo hanno forgiato. Del resto è difficile ricordare qualcuno, a parte Raikkonen, che abbia vinto sulla Rossa senza soffrire un po’ nei propri anni precedenti – basti pensare a Michael Schumacher. Alonso e Vettel, invece, per motivi diversi, hanno sofferto e basta.
Le correnti e gli scaricabarile hanno giocato un ruolo costante nelle disfatte passate, anche quando l’inizio è parso promettente. Eppure questa potrebbe essere un’altra storia, o quantomeno lo lascia pensare.
Il Bahrain toglie, il Bahrain restituisce
Partire dalla pole con la Ferrari nella gara inaugurale ha rimesso Leclerc sotto i riflettori di Sakhir, nel vero senso della parola. Charles ha risposto a tale pressione come meglio non potevano sperare i tifosi, anche grazie a una vettura che sembra cucita su di lui. Con la quale, secondo chi lo osserva da vicino, “può fare quello che vuole”. Attualmente il monegasco è un gradino sopra al compagno, per stessa ammissione di Carlos.
La gara di Sainz e Pérez dimostra quanto la comprensione delle nuove monoposto sia fondamentale. Entrambi hanno pagato dai rispettivi compagni un distacco medio curiosamente simile, 3 decimi al giro. Red Bull ha pensato per Checo qualcosa di diverso ma il messicano non aveva un passo convincente per diventare funzionale alla strategia.
Ovviamente deve aiutarti quello che alcuni chiamano il “livello di utilizzo”. Qualcosa che riguarda la stabilità della macchina, sulle gomme in particolare.
Ne parlavamo a proposito del confronto – a mio avviso opportuno – con la SF70H, e oggi dirò perché.
A differenza delle auto nate nell’era post-Allison, cioè dal 2017 in poi, la F1-75 nasce senza equivoci tecnici di appartenenza. Ovvero dalla mano di David Sanchez per l’aerodinamica, la stessa dei side-pods copiati all’epoca da tutti, di Enrico Cardile nella direzione tecnica complessiva. I tecnici hanno avuto massima fiducia e libertà di esprimere le proprie capacità con risultati importanti. Da qui una F1-75 che è scesa in pista e ha funzionato subito, esattamente come fu la SF70H.
Mattia Binotto nel 2021 ha svolto le funzioni di raccordo tra motoristi e autotelaio – ragion per cui è rimasto spesso a Maranello saltando alcune trasferte – un fattore cruciale per integrare le esigenze tra potenza, meccanica e aerodinamica.
Di fondo, rispetto alle vecchie monoposto che usavano la superficie del pavimento per generare carico, su queste auto dal concetto a effetto suolo a Maranello c’è sempre stata una competenza innata.
Tornando al Bahrein, Ferrari ha fatto una doppietta ed è andata complessivamente oltre le attese. Max – così come Pérez – è stato tradito dall’affidabilità, altrimenti avrebbe tenuto la seconda posizione agevolmente davanti a Sainz, con un ritmo molto simile a Leclerc seppure solo nei primi 7-8 giri di utilizzo delle gomme.
Ferrari ha fatto la differenza sulla distanza
In gara si sono visti un certo numero di errori di guida o, più diffusamente, imperfezioni.
Non però sulla F1-75, che si è confermata molto coerente da guidare. Questo ha permesso in particolare a Leclerc di restare stabile nella curva di prestazione, apparentemente senza mai soffrire la frenata o il sottosterzo, a differenza di Verstappen, tenendo sotto controllo il degrado degli pneumatici e i consumi.
Una fonte qualificata stima in almeno 5 cv e 10 kg la differenza tra Ferrari e Red Bull a favore del team di Maranello. Se questo dato è vero, i motoristi hanno recuperato 25 cv su Honda, anche di più forse su Mercedes. I problemi del team campione costruttori non rendono ancora del tutto chiaro il proprio livello. Toto Wolff minimizza spostando l’attenzione sul pacchetto, ciononostante i clienti mostrano che la Power Unit tedesca potrebbe essere leggermente più lontana in termini di potenza.
Sakhir (come Jeddah) è una pista di motore dove 5 cv incidono per 1 decimo e 10 kg oltre 2 decimi e mezzo. I dati GPS hanno mostrato che attualmente Ferrari sia meno efficace della RB18 nello stretto a basse velocità, ma compensa in accelerazione e tramite una maggiore stabilità aerodinamica nelle curve medie, come la 4, e in quelle veloci.
Questi dati fanno capire che anche Red Bull ha fatto una grande vettura nonostante sia stata distratta dalla battaglia mondiale contro Hamilton. Il suo grande problema resta il sovrappeso, fattore che può incidere anche sul degrado gomme.
L’ufficio tecnico guidato da Newey sicuramente proverà a introdurre soluzioni per scendere di peso. A Maranello proseguiranno lo sviluppo portando aggiornamenti solo quando saranno sicuri che forniranno un vantaggio.
Se nessuna delle due sbaglierà le mosse è probabile che resteranno vicine tutto l’anno.
Alcune simulazioni sono sbagliate?
McLaren è stata talmente brutta da non essere giudicabile, mentre Aston Martin e Williams hanno mostrando difficoltà importanti di varia natura, non ancora del tutto decifrabili, probabilmente anche amplificate o accomunate da una Power Unit non superiore, che in altri momenti poteva mascherarle in parte.
È evidente che alcuni tecnici si aspettavano qualcosa di diverso tuttavia, rispetto ad alcune simulazioni: “l’efficienza sopra le pance rispetto a quella intorno alle pance e sopra il fondo appare di importanza fondamentale per tenere l’auto più bassa e utilizzare ali con ridotta incidenza”, afferma una fonte qualificata.
Ferrari – e in parte i suoi motorizzati – si sono nascosti più del previsto.
Gli avversari erano impensieriti da alcuni dati intravisti l’ultimo giorno di test, ma restavano dubbiosi sulla gestione gomme della F1-75.
La gara ha confermato le loro preoccupazioni. Non sarà sfuggito a Milton Keynes che la Haas di Magnussen in gara sviluppava la stessa velocità della Red Bull tra curva 13 e 14. Entrambe le auto sono molto efficienti, più della Ferrari, ma la VF-22 era certamente più carica. Anche Alfa Romeo ha brillato, quasi certamente se Bottas avesse avuto un inizio regolare avrebbe gareggiato con Russell.
Il lungo percorso iniziato due anni fa ha pagato: in Bahrain Ferrari è passata dall’abisso di un distacco di 1.9 secondi del 2020, ai 7 decimi del 2021 fino all’aver mostrato un sottile vantaggio.
Il mondiale è appena iniziato e sembra che potremo avere un’altra stagione molto movimentata con la Ferrari che è tornata.
Ora arriva la parte difficile: restarci.
Autore: Giuliano Duchessa