Mercedes: “Il ritorno del bouncing è più una questione di setup (e pista), che di aggiornamenti”

Paolo D’Alessandro
3 Ago, 2023

In Mercedes l’asticella è sempre posta molto in alto. La vittoria è ancora una utopia, a causa del binomio Red Bull – Max Verstappen che si accinge a rompere molti record storici della Formula 1, ma quanto meno la squadra di Toto Wolff vuole centrare il secondo posto nel Mondiale Costruttori e piazzare Lewis Hamilton e George Russell il più in alto possibile in classifica, provando a rendere la W14 una vettura da Pole e Vittoria già nel corso di questa stagione.

Il weekend di Spa è stato condizionato dal Formato Sprint e dal meteo

Uno dei termini coniati dalla scuderia di Brackley è ‘Diva’, poi riferito ad alcune delle loro monoposto. Vetture performanti, almeno sulla carta, ma molto complesse da mettere nella giusta finestra di utilizzo per esprimere tutto il loro potenziale. Come la SF-23 di inizio stagione, o per rimanere in casa Mercedes, la W13 del 2022 ed in parte anche la W14 di quest’anno. Il frutto di dati che il simulatore promette agli ingegneri, ma che svaniscono una volta scesi in pista, a causa dell’estrema sensibilità di queste vetture, come avvenuto ultimamente in casa Aston Martin con gli aggiornamenti introdotti in Spagna e Canada.

La W14 è una macchina che richiede spesso molto lavoro di analisi dei dati uscenti dalla pista per poi incrociarli con quelli del simulatore, sul quale Mick Schumacher spesso si trova a lavorare il Venerdì notte per trovare soluzioni da poter utilizzare in vista delle FP3. Ebbene, a Spa questo non è stato possibile. “Come in ogni gara, arriviamo in weekend dopo un lungo lavoro al simulatore. Il lavoro che svolgiamo ci permette di scegliere il livello di downforce che vogliamo sulla vettura per quella pista, ma anche il bilancio meccanico e aerodinamico generale per poter centrare la finestra di utilizzo ideale.” ha spiegato Mike Elliott, Chief Technical Officer della Mercedes. Al simulatore però non è detto che si trovi una sola base di lavoro ed in Belgio infatti i due piloti dell’ex squadra campione del mondo sono andati su due strade diverse.I piloti hanno svolto questo lavoro al simulatore prima del weekend e George ha ritenuto che un’ala più carica gli desse maggiori opzioni di setup ed ha preferito quel tipo di bilancio per la sua vettura. Normalmente quello che avviene è che nel corso delle prove libere i piloti convergano su soluzioni uguali, ma ovviamente a Spa c’è stata la pioggia, quindi non abbiamo potuto provare sull’asciutto”.

L’assenza del normale Format di gara ha impedito a Mercedes di poter eseguire il classico piano di lavoro e questo ha influito anche sulla messa a punto della W14 in gara, con un bilancio che non è risultato ottimale, ma impossibile correggere. “Di solito abbiamo un buon degrado gomma e facciamo meglio in gara. Il problema ha riguardato proprio quello, perchè semplicemente non avevamo il giusto bilancio. Questo è il risultato di non aver avuto possibilità di girare con l’asciutto e di non poter lavorare al meglio con il setup e così siamo andati in gara con una macchina non molto bilanciata come i nostri avversari ed abbiamo avuto più degrado“. Rispetto al solito infatti la W14 è apparsa più competitiva sul giro singolo che in gara, dove i rivali – nella fattispecie Ferrari – è stata più competitiva sul ritmo e sul degrado gomma, con la SF-23 almeno a livello della W14.

Una Spa con molti problemi: le comunicazioni hanno rovinato le qualifiche, il bouncing e il bilanciamento la gara

Uno dei momenti critici affrontato da Mercedes nell’ultimo Gran Premio è stato sicuramente la Q3 della Sprint Shootout dove Lewis Hamilton e George Russell sono finiti ruota a ruota all’ultimo tentativo, perdendo la possibilità di compiere un giro veramente buono per poter migliorare la loro posizione di partenza. George è andato al bloccaggio di curva 1 per poi proseguire, con Hamilton che però era alle sue spalle ed ha dovuto anche alzare brevemente il piede prima di superarlo sul rettilineo del Kemmel. E’ giusto che entrambi abbiano proseguito il loro giro poichè la pista era infatti in costante miglioramento e anche il tempo perso poteva quindi essere recuperato, migliorando il crono precedente.

“Quando ci sono condizioni di pista variabile, che si asciuga, quello che vuoi è fare il giro migliore alla fine della sessione. Si tratta dunque di andare in pista e far segnare tempi utili sul giro, ma soprattutto fare in modo di tagliare il traguardo all’ultimo momento possibile con le gomme nella giusta finestra di utilizzo.” Mike Elliott ha provato a spiegare quanto successo ai Box Mercedes perché l’errore fondamentale è stato di comunicazione squadra-piloti, e non tanto tra Russell ed Hamilton. “C’erano molte vetture all’ultima curva che cercavano di darsi spazio e noi dovevamo tagliare il traguardo prima che la sessione finisse. Abbiamo chiesto ai piloti quindi di velocizzare il ritmo ma alla fine ci siamo trovati con le due vetture troppo vicine. Questo è successo anche ad altre macchine, non siamo stati poi gli unici ad avere problemi di questo tipo. Questo purtroppo ha significato che non abbiamo potuto fare il giro che volevamo ed ottenere un risultato migliore nella Qualifica Sprint. Analizzeremo quello che è successo, con video e le comunicazioni radi e impararemo cose nuove per migliorare”

Mercedes

La W14 infatti non è progredita molto nella Sprint e alla Domenica, ed anzi, un inaspettato ritorno ha compromesso il weekend di Hamilton e Russell. Abbiamo sicuramente avuto un po’ di bouncing questo weekend, con entrambi i piloti che lo hanno constatato in pista, ma si è visto anche sui dati. Lo abbiamo notato anche su altre vetture e quindi probabilmente è stato dovuto anche alla natura del circuito. In effetti anche anno scorso ce n’è stato tanto. Questo ha sicuramente condizionato la nostra perfomance ad iniziare dal pilota che non può usare il massimo del grip della macchina, oltre ad avere un impatto sul bilancio della macchina e sul centrare il giusto punto di frenata.”

Dopo un anno e mezzo di lavoro e la convinzione di aver risolto il problema, tornare a ‘saltellare’ sui rettilinei, ma anche e soprattutto nelle curve ad alta velocità, non è un segnale incoraggiante. In Mercedes però sembrano avere le idee piuttosto chiare e questi giorni e quelli di ritorno alla pausa, in attesa di Olanda e Monza, forniranno le risposte che stanno cercando. “Dobbiamo chiederci quanto sia dovuto al layout di SPA e quanto invece possa essere risolto tramite il setup. Controlleremo anche gli aggiornamenti introdotti per essere sicuri che non abbiano inciso ma al momento crediamo sia più una questione di setup o di pista. Mike Elliott conferma quanto già anticipato ossia che i sospetti sul ritorno del porpoising sono legati più ad un errato setup, che non è stato possibile evolverle durante le sessioni di prova come normalmente sarebbe accaduto, piuttosto che dalle modifiche introdotte: nuove pance ed una modifica al fondo, che però nella parte nevralgica, quella non visibile, non ha subito modifiche significativa.

Infine, spesso si parla della pausa estiva come un’opportunità per alcuni team di analizzare dati, progredire con gli sviluppi e quant’altro, ma il regolamento parla chiaro e le fabbriche dovranno chiudere per 14 giorni consecutivi. Però Mike Elliott fa capire come può essere sfruttato comunque questo periodo di fermo e dichiara gli obbiettivi per la seconda parte di stagione. “Durante la pausa non si può fare poi molto. Non è concesso dalle regole. Dobbiamo prenderci due settimane di stop, senza possibilità di sviluppare, ma penso che questa sia una pausa utile a tutti. Aiuterà ad avere più energie per la seconda parte di stagione dove ci sarà bisogno di portare altri aggiornamenti. Dobbiamo continuare a spingere perché dobbiamo imparare ancora tanto da questa macchina così da ricavare nuove informazioni in vista dell’inverno e lo sviluppo della vettura dell’anno prossimo”.

Autore: Paolo D’Alessandro

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