Mercedes: la W15 soffre ancora il bouncing

Andrea Vergani
14 Mar, 2024

Il Gran Premio di Jeddah è stato più che una delusione in casa Mercedes, con le due W15 che hanno totalizzato solo dieci punti. Il team di Brackley ha mostrato poca lucidità nella strategia optata con Lewis Hamilton, ma non solo. Infatti, il bilanciamento della vettura era pessimo e, specialmente in qualifica, la vettura soffriva di bouncing nelle curve veloci in generale. Il primo settore è stato un calvario, dato il basso carico aerodinamico al posteriore che ha causato del sovrasterzo.

Ulteriori analisi in vista di Melbourne per limitare bouncing e instabilità posteriore

La Mercedes ha concluso il GP di Arabia Saudita in sesta e in nona posizione, registrando così il peggior inizio di stagione – considerando anche i piazzamenti in Bahrain – dell’era ibrida (dal 2014 in poi). Il team di Brackley ha mostrato grandi problematiche nella ricerca del set-up ideale, dimostrando ancora una scarsa comprensione della nuova W15. Durante i cinquanta giri, entrambi i piloti hanno sofferto di bouncing che ha estremamente limitato la percorrenza nelle curve veloci, risultando uno dei team peggiori in questo campo.

Andrew Shovlin, nel classico Race Debrief Mercedes, ha messo a punto diversi argomenti interessanti, a partire dalle scelte (e i cambi in corso) di set-up adottate da i due piloti durante il weekend di gara: “É abbastanza raro che optiamo per un identico assetto tra le due auto. Al venerdì però avevamo dei set-up molto simili. I piloti ci hanno poi dato il loro feedback dopo la sessione delle FP1 e a quel punto sono andati in direzioni diverse. Entrambi però si erano lamentati del bouncing. Quindi, noi stavamo cercando di migliorarlo. Si può giocare con le altezze da terra e con la rigidità. Inoltre abbiamo cercato di mettere a punto l’equilibrio cercando un compromesso tra tutti i tipi di curva. A quel punto, l’equilibrio che avevamo in quella sessione probabilmente non era buono come l’FP1. Di conseguenza, da lì in poi, abbiamo iniziato a convergere ritornando di nuovo nella direzione generale da dove siamo venuti. Ma l’apprendimento avviene solo quando cambi le cose e quindi puoi vedere le reali differenze. guardare anche le prestazioni globali delle due auto ma fondamentalmente i limiti che noi avevamo nelle qualifiche e nella gara, erano sostanzialmente gli stessi per entrambi. Quindi é qualcosa di più profondo che dobbiamo scavare e capire.”

Mercedes

L’ingegnere britannico ha dichiarato poi come l’enorme mole di dati ricavati dai test e della gara del Bahrain, e soprattutto dalla gara di Jeddah, serviranno per organizzare al meglio il prossimo weekend in Australia, a partire dalle prove libere: “Sì. Ci sono sicuramente dati che stiamo raccogliendo da Jeddah. Stiamo anche guardando i dati della gara del Bahrain, il test del Bahrain e escogiteremo un piano su come avvicinarsi alla prima prova libera a Melbourne. Ma non si basa solo su quello che abbiamo fatto a Jeddah. C’è molto lavoro in corso anche all’interno del dipartimento di aerodinamica. Stiamo cercando di progettare alcuni esperimenti lì che speriamo ci potranno dare una buona direzione.”

Il punto sulle strategie in gara, le difficoltà nel primo settore e la velocità di punta della W15 nella lotta contro McLaren

Successivamente, si è riflettuto su una strategia diversa in gara, magari optando per le soft in partenza con Lewis Hamilton, il quale partiva molto dietro: “Quello che avevamo visto nelle prove libere era che la Soft era abbastanza buona nei primi giri. Aveva un grip decente, ma poi avrebbe cominciato a rovinarsi. La gomma è abbastanza morbida e si sarebbe verificato anche il graining. L’unico motivo per cui avremmo potuto scegliere le soft in partenza era la speranza di una Safety Car entro i primi giri.”

In casa Mercedes si è dibattuto molto anche sulla scelta di non fermare ai box anche Lewis Hamilton sotto Safety Car, andando ad effettuare così un doppio pit stop: Con il senno di poi l’avremmo fatto. Quello che però non sapevamo era se ci sarebbe stato un altro incidente. E l’altra cosa che non sapevamo era quanto sarebbero durante le nuove gomme. Inoltre, se tu fossi Lewis, come auto dietro, avresti dovuto costruire un divario profondo con George andando a bloccare gli avversari, così da non perdere tempo aggiuntivo al pit.”

Shovlin ha inoltre chiarito un altro punto della gara: la difesa di Hamilton su Piastri e la difficoltà del pluricampione del mondo ad attaccare l’altra McLaren di Lando Norris… “In termini di prestazioni dell’auto, non eravamo forti nel primo settore, ma noi eravamo molto veloci nel settore due e nel settore tre, avendo una buona velocità in rettilineo. Quindi nel momento che Piastri guadagnava molto nel primo settore, Lewis poteva poi costruire un po’ in questi ultimi due settori. Ed è stato abbastanza difficile per lui avvicinarsi ed essere in grado di passare. Piastri disponeva anche del beneficio dal DRS, ma realisticamente, se non riesci a essere vicino di circa mezzo secondo, è molto difficile fare un sorpasso in questa pista. Jeddah lo consideriamo come il terzo circuito più difficile da superare. Quindi questo è stato un fattore.”

Le frecce d’argento hanno sofferto tutto il weekend nelle curve di alta velocità, andando a perdere diverso tempo con i propri competitor: “Diverse cose possono spiegare questa carenza di velocità nelle curve veloci. Uno di queste era che l’equilibrio non era eccezionale. Di conseguenza, con i muri molti vicini, il pilota non si sente confidente di spingere. Inoltre, molto spesso avevamo del sovrasterzo quando spingevamo al massimo. Si può facilmente immaginare quanto sia inquietante per i piloti. Nelle qualifiche stavamo anche soffrendo un po’ con il bouncing. Questo fenomeno era meno presente in gara dato che c’è più carburante sull’auto. Dobbiamo lavorare sodo questa settimana dato che a Melbourne ci sarà un layout non troppo dissimile.“

Il britannico si è infine soffermato sul problema improvviso riscontrato da Russell all’ultimo giro (si è ipotizzata una foratura), in cui ha perso circa tre secondi da Bearman: “Si è aperto alla radio e ha detto ‘foratura anteriore destra’. Quello che stava provando era in realtà una vibrazione che improvvisamente é apparsa. Era preoccupato che fosse il pneumatico che stava perdendo pressione. Ma abbiamo guardato i nostri dati e tutto era okay. Inoltre, noi ingegneri possiamo vedere i valori di pressione su tutti e quattro i pneumatici in diretta e quindi individueremmo una foratura normalmente prima ancora del pilota. Abbiamo controllato anche i freni ed era tutto a posto, che è ovviamente uno dei parametri fondamentale. Di conseguenza, gli abbiamo detto il divario dalla macchina dietro solo per sapere che non aveva bisogno di spingere. Ora il pneumatico, non possiamo controllarlo perché appartiene a Pirelli“.

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