Mercedes rinuncia all’appello che non avrebbe dato il titolo ad Hamilton 

Giuliano Duchessa
16 Dic, 2021

Mercedes rinuncia all’appello che non avrebbe dato il titolo ad Hamilton 

“Non ho problemi con Red Bull e a Michael Masi non ho nulla da dire.”

Toto Wolff rompe il silenzio che durava da domenica sera. L’ultima comunicazione ufficiale con i media era stata quella relativa alla volontà di presentare appello per la protesta respinta nel dopo gara di Abu Dhabi entro il termine legale di 96 ore, come da regolamento. 

Mercedes ha fatto sapere stamane di aver deciso di rinunciare all’appello, una indiscrezione che era trapelata già da martedì. Alla base di questa rinuncia ragionata ci sono evidenze legali e – da non sottovalutare – la mancanza di compattezza su tale decisione. 

Se da un lato Toto avrebbe confermato tale intenzione, pur di arrivare fino in fondo, dall’altro né l’Amministrazione Mercedes né tantomeno Lewis Hamilton si sono mostrati cosi favorevoli a provare a vincere un mondiale in tribunale.

La mediazione con la FIA 

Nonostante il silenzio ufficiale – secondo quanto raccolto da formu1a.uno – ci sarebbero stati dei colloqui ad alto livello per trovare una soluzione che andasse bene a tutti i partiti coinvolti. Un accordo che poteva tradursi in uno scenario di cambiamento forte, di discontinuità; un risarcimento che rendesse chiaro il fatto – alla proprietà e al pubblico – che la FIA ha sbagliato senza dire di aver sbagliato. 

Mediazione favorita in buona misura dalla quasi impossibilità di raggiungere il risultato finale, anche vincendo una causa ordinaria.  

Difatti, secondo quanto raccolto, se Mercedes avesse deciso di continuare con l’appello – o di portarlo addirittura in tribunale – l’unico scenario legalmente possibile non avrebbe comunque dato il titolo a Lewis Hamilton.

Era già stato menzionato dagli Stewards quando avevano rigettato la prima protesta presentata dal team, che aveva impugnato i risultati del Gran Premio di Abu Dhabi e richiesto che l’ultimo giro fosse rimosso dall’evento. Secondo l’Articolo 43.1, “la bandiera a scacchi segnala la fine dell’evento”. Secondo l’Articolo 45.1, “la vettura che avrà tagliato per prima il traguardo avendo coperto l’intera distanza di gara prevista o, in casi speciali, raggiunto le due ore limite per la durata dell’evento, sarà dichiarata vincitrice. Tutte le vetture saranno classificate in base al numero di giri completati e l’ordine di arrivo”. Rimuovere “l’ultimo giro” avrebbe significato ridurre la distanza di gara a posteriori – una violazione degli articoli citati. Per il Gran Premio di Abu Dhabi erano previsti 58 giri, per cui la fine dell’evento è stabilita al completamento di 58 giri e non può variare in corso di gara se non per cause di forza maggiore (come successo a Spa).

Non è possibile riparare ad una violazione dei Regolamenti con un’altra violazione dei Regolamenti, e dunque non è mai esistita la reale possibilità che il titolo passasse dalle mani di Verstappen, che ha tagliato il traguardo per primo al giro 58, a quelle di Lewis Hamilton che, in un momento precedente alla fine dell’evento occupava una diversa – più vantaggiosa – posizione in corsa.

Tuttavia, l’obiezione di Mercedes relativa all’Articolo 48.12 dava al team modo di argomentare che i Regolamenti non fossero stati seguiti a dovere durante l’evento – che, dal punto di vista legale, se effettivamente dimostrato da un tribunale, avrebbe portato alla squalifica dell’evento dal campionato.


Il momento in cui è stata esposta la bandiera verde – dietro i due contendenti al titolo, Ricciardo è ancora doppiato

Questo non solo non avrebbe “dato” a Lewis Hamilton il titolo (a parità di punti, una volta escluso il Gran Premio di Abu Dhabi, il mondiale sarebbe comunque andato a Max Verstappen, che vi arrivava con una vittoria in più), ma in più sarebbe costato alla FIA un rimborso considerevole per danni apportati agli altri competitors – poiché gli altri 8 team in griglia (e 17 piloti partecipanti) avevano conquistato punti in classifica e dunque premi monetari al Gran Premio d’Abu Dhabi.

E dunque, sebbene non senza rammarico, Toto Wolff e Mercedes rinunciano alla lotta.

Se non si può raggiungere l’obiettivo (incoronare Hamilton vincitore del Mondiale 2021), a livello di immagine non è mai interessante per un grande marchio rimanere dentro un contenzioso. A quel punto sarebbe stato addirittura Ola Kallenius a convincere Toto a superare l’impasse, per ottenere qualcosa di politicamente più corretto.

Detto questo torniamo al punto iniziale: Red Bull e Verstappen non hanno colpe in questa vicenda, eppure un’ombra sul titolo è stata gettata.

Sta di fatto che Masi sarà il capro espiatorio, magari non subito. Ma è assolutamente certo che verrà riformato l’impianto decisionale nei weekend di gara. Possiamo aspettarci un forte cambiamento. 

Riguardo ai pericoli che azioni legali possano danneggiare la Formula 1, forse non sarebbe una cattiva idea pensare a una sorta di clausola compromissoria, prendendo spunto per una volta dal football. Qualcosa che vieti di rivolgersi a tribunali ordinari internazionali per il puro episodio sportivo. Non parliamo di illeciti naturalmente. 

Non sarebbe più sensato istituire una commissione arbitrale di alto profilo e di garanzia, condivisa dalla FIA con Team e Formula 1, che sia in grado di correggere decisioni sbagliate, nell’immediato post gara, alla luce del sole? 


Il pomo della discordia: Michael Masi prende una decisione atipica per assicurare che il Mondiale non si concluda in regime di Safety Car e scatena il putiferio.

Lewis provato da questi ultimi due anni

Non è solo l’aver perso il titolo, piuttosto – per dirla alla Toto Wolff – essersi sentito un bersaglio.

“È stato molto difficile per lui, come per noi del team, rinunciare all’appello perché sappiamo che ci è stato fatto un torto. Sono sicuro che in tribunale avremmo vinto, ma c’è una differenza tra il sapere di essere dalla parte della ragione ed ottenere giustizia.”

Il Team Principal della Mercedes ha poi continuato, parlando anche a nome del suo pilota: “Io e Lewis siamo molto disincantati dopo Domenica – non nei confronti dello sport, che amiamo perché il cronometro non mente mai. Ma se i principi della sportività e della competizione vengono ignorati, allora il cronometro non conta più nulla, diventa tutto soggetto a decisioni arbitrali.”

“Ci vorrà molto per digerire gli eventi della scorsa Domenica – come pilota, a Lewis ce ne vorrà ancora di più. Non è detto che gli passi mai del tutto, ma spero che decida di continuare a gareggiare“.

Voci, non a caso date in pasto alla stampa da Toto Wolff, che mettono ulteriori pressioni su una Fia.

Domenica a caldo Lewis Hamilton ha mostrato null’altro che una grande guida e una sportività degna di un Cavaliere della Corona. Le parole del suo team principal sono suonate particolari. Lo sfondo fa pensare alla provocazione, del resto Lewis non ritirerà il premio al Gala. Ma in Formula 1 è bene ricordarsi, nulla si può mai del tutto escludere.

 

Autori: Giuliano Duchessa, Sara Esposito

Co autore: Piergiuseppe Donadoni

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