Un GP d’Australia ricco di imprevedibilità, all’insegna della “discutibile” gestione della FIA con ben tre bandiere rosse, non è bastato a fermare Verstappen e la sua Red Bull RB19. L’olandese ha sfatato un tabù personale, ed anche per il team, mai vittoriosi e spesso sfortunati su questa pista. Il campione del mondo, una volta archiviata la pratica Hamilton che lo aveva sopravanzato al via, ha condotto una gara in gestione. Il dominio del team anglo austriaco in Australia non è stato cosi di larga scala come i primi due appuntamenti della stagione 2023, anche se il divario mostrato sugli inseguitori è stato sempre cospicuo. Mercedes e Ferrari hanno sicuramente fatto degli step. Tuttavia, Perez a parte, Verstappen e la Red Bull hanno giocato, non mostrando tutto il potenziale in gara per diversi fattori.
Nessuna Red Bull avvicinabile in Australia: senza Perez, Max Verstappen ha giocato con gli avversari
Red Bull più “umana” in Australia? Come detto, il dominio di Red Bull sul circuito dell’Albert Park ha avuto una forbice non così ampia come le altre due gare. Il riferimento da prendere sulle reali prestazioni di questa RB19 rimane sempre Verstappen, mentre Sergio Perez ha avuto un week end all’opposto di quello di Jeddah. Il messicano sembra confermare l’andazzo della scorsa stagione, dove salvo qualche exploit, rimane non all’altezza delle performance del compagno olandese. Il ritmo gara di Max Verstappen probabilmente sarebbe stato più elevato se ci fosse stato una vittoria in palio fra i due alfieri Red Bull come in Arabia. Perez ha raccolto un quinto posto che sa ampiamente di delusione nonostante sia partito dal fondo. Tre sospensioni della gara non sono bastate a portare a podio questa RB19, mentre a Jeddah il compagno Max aveva avuto una rimonta più marcata e decisa.
Il pilota messicano ha dovuto combattere gran parte del week end con il bilanciamento che gli ha dato problemi all’asse posteriore e in frenata. Gran parte della gara australiana poi è stata condizionata da un unico target: portare a casa la vettura con un solo pit stop gestendo le gomme. Max Verstappen ha gestito gran parte della sua gara e del suo passo senza stressare gli pneumatici. Approccio molto apprezzato dal CEO Helmut Marko:“Ha fatto molto bene. All’inizio ero un po’ cauto, poco aggressivo. Ha tenuto una certa distanza da Hamilton e Russell per evitare contatti, sapeva di avere molto da perdere. E’ stato calmo e poi e ha colpito al momento giusto”
La dimostrazione della gestione gara dell’olandese è visibile nel momento in cui andava a riprendersi immediatamente il giro veloce non appena gli veniva tolto da qualche altro pilota. Il ritmo della Red Bull non è stato di 1 secondo al giro rispetto al primo dei competitor ma Verstappen aveva un margine nel passo gara di un bel po’ di decimi anche per via di una mappatura dell’ibrido in gara tenuta volutamente più bassa in gran parte dei frangenti della corsa.
Il segreto della vettura di Adrian Newey è avere una finestra di utilizzo ampia
Il graining patito su queste gomme Pirelli soprattutto durante le prove ha messo Red Bull di fronte a un bivio sulla strategia di assetto da adottare. Max si è allineato alla soluzione più carica montata sin dalle FP1 sulla RB19 del compagno Checo. Scelta di assetto orientata in ottica gara a premiare la durata delle gomme e la trazione. Insolito, vedendo l’andazzo che c’è sempre stato in casa Red Bull soprattutto nel 2022, dove è sempre stato Perez ad adeguarsi alle soluzioni di Max. Il pilota campione del mondo si è adeguato alla macchina più carica senza troppi intoppi, e nel momento del bisogno ha tirato fuori il tutto per tutto nell’ultimo tentativo del Q3 dopo lo step improvviso fatto dalla Mercedes. “Abbiamo cambiato molte cose nella monoposto dal punto di vista del motore, del bilanciamento, dei freni e del telaio rispetto alle qualifiche di sabato e le cose sono andate decisamente meglio”. – aveva affermato Sergio Perez entrando nel merito delle scelte di setup.
In Australia sono arrivati i primi aggiornamenti sulla RB19 con la nuova ala anteriore introdotta per questo appuntamento offre un maggior carico con gli ultimi due flap maggiorati nella corda. L’ala posteriore invece è stata la stessa che abbiamo visto in Bahrain per la gara mentre nelle libere Max aveva utilizzato una versione più scarica nel profilo principale vista a Jeddah.
Non è un caso che l’ala anteriore più carica sia accoppiata ad una posteriore altrettanto più carica per non creare problemi di sbilancio nell’assetto aerodinamico fra i due assi vettura, in un circuito chiaramente front limited che privilegiava la protezione delle anteriori per evitare il fenomeno del graining. Verstappen nelle libere aveva girato con la versione bi-plano, adeguandosi anche su questo fronte alla scelta a singolo elemento del compagno Checo. La soluzione più carica ha di certo giovato agli pneumatici e allo loro messa in finestra, con il team di Milton Keynes che era uno dei pochi a fare un solo giro di lancio per portare in finestra le gomme. Inoltre, essendo la pista di Melbourne dotata di quattro zone DRS la scelta di andare sulla soluzione più carica non sarebbe stata così penalizzante in qualifica, e di fatto così è stato.
Ancora Super-DRS in Australia: quattro zone hanno dato a Red Bull quasi 1 secondo
La RB19 è una macchina che va forte sia in rettilineo e in curva. Una vettura completa che ha pochi ‘contro’ nei suoi compromessi di concetto. Uno di questi è una accensione della anteriori più lenta a causa principalmente di una meccanica molto anti-dive e anti-squat, pensata per mantenere il più stabile la piattaforma aerodinamica. Le basse temperature ambientali e un asfalto poco energetico non hanno certamente aiutato. “Possiamo vedere come ci siano vettura che accendono più velocemente gli pneumatici in qualifica ma poi pagano in termini di passo la domenica. Noi abbiamo un compromesso che privilegia la gara rispetto alle qualifiche” ha fatto sapere Christian Horner. Avere carico e al contempo poco drag è sostanzialmente l’obbiettivo di tutti i tecnici in F1. E’ stato quasi imbarazzante vedere la RB19 di Verstappen sverniciare la Mercedes W14 di Hamilton prima di curva 9-10, con un delta di 36 km/h. Il connubio di ibrido made in Honda e l’efficienza della vettura a DRS aperto genera un vantaggio che si vede su ogni pista praticamente da un anno a questa parte.
Se in una pista metti poi quattro zone DRS il gioco per Red Bull è fatto. In media, il delta time fra un giro a DRS chiuso e uno a DRS aperto in media è valso alla Red Bull un guadagno di circa un secondo. Mercedes e Ferrari hanno fatto uno step rispetto al 2022 su questo fronte (Ferrari sin da subito, Mercedes con la nuova ala posteriore) ma ancora Red Bull mantiene un margine di efficienza importante.
In media il vantaggio nelle quattro zone DRS è stimabile in 0.35 secondi sul rettilineo principale, 0.15 , 0.5 e 0.2 secondi in ordine nelle altre tre zone. Nelle prime tre gare i dati dicono che la RB19 in percentuale il DRS porta un vantaggio nelle zone drs del 10% sul tempo sul giro, mentre Ferrari e Mercedes non vanno oltre l’8,5%.
Lo stallo aerodinamico del retrotreno è studiato dai vari team, compresa Ferrari, tuttavia è sempre improbabile che il guadagno di velocità non derivi da una singola caratteristica tecnica ma un mix. In definitiva, Red Bull può vincerle tutte? La prospettiva per il futuro sembra essere questa. Una grande problema per Liberty Media e la FIA, che con l’avvento delle regole ’22 volevano una F1 combattuta e invece ci si ritroverà con tutta probabilità a vedere molte vittorie dello stesso team. Ventitré gare sono comunque un bel numero e l’impresa di vincerle tutte rimane abbastanza utopica per adesso. E’ indubbio però che la RB19 ha tutte le carte in regola per far meglio del 2022 per infrangere dei record in F1.
Autore: Rosario Giuliana
Co-Autore: Andrea Vergani