Acqua nelle gomme: Red Bull sicura contro Mclaren, la FIA non ha prove!

Piergiuseppe Donadoni, Paolo D’Alessandro
05/11/2024

La lotta tra la McLaren e la Red Bull si è fatta sempre più dura con il passare delle settimane, sia sportivamente che tecnicamente parlando. In pista stiamo assistendo agli importanti duelli tra Max Verstappen e Lando Norris, che vanno da vette estreme o feroci, come quelle viste in Messico e ad Austin, al dominio dell’olandese in Brasile. E’ però iniziata da qualche settimana anche una lotta al di fuori della pista, a suon di richieste tecniche alla Fia, con una importante voglia di mettere pressione all’avversario, in un certo senso anche screditandolo, e di accendere ancor di più il fuoco di questa lotta che, almeno per il mondiale piloti, potrebbe già concludersi a Las Vegas. L’ultimo caso riguarda l’utilizzo che ne fa la McLaren delle mescole Pirelli, un sospetto alimentato e spinto dalla Red Bull ma che ha trovato alleati anche in altre squadre.

Il trucco dell’acqua negli pneumatici: basta pochissimi millilitri di acqua nelle gomme per abbassare fino a 10°C la temperatura delle gomme?

Durante il fine settimana del GP del Brasile si è alzata la voce secondo cui la McLaren abbia utilizzato un vecchio trucco per raffreddare gli pneumatici. Un qualcosa che utilizzava la stessa Red Bull ed anche altre squadre anni fa, ma che era stato poi bandito tramite una direttiva tecnica ad hoc. Per favorire una migliore gestione a livello termico delle gomme, alcune squadre hanno il forte sospetto che a Woking abbiano immesso dell’acqua all’interno della gomma tramite la valvola di gonfiaggio. Come ha spiegato Mario Isola durante il fine settimana brasiliano, l’effetto ricercato sarebbe infatti quello di abbassare la temperatura della gomma. Secondo quanto appreso da Formu1a.uno nelle scorse ore, stiamo parlando di millilitri, quindi piccolissime quantità di acqua, considerando che una sola unità permetterebbe di portare ad una diminuzione di qualche grado della temperatura nel cuore della gomma.

Brasile Mclaren

 

Sostanzialmente la quantità di acqua, o meglio l’umidità in più, avrebbe lo scopo di andare a raffreddare l’aria intrappolata all’interno del cerchio che, con questa generazione di monoposto, sono chiusi all’esterno dai copriruota e non vi è più possibile svolgere lavori di design sui cerchi per favorirne il raffreddamento. Ad accendere i sospetti in casa Red Bull sul possibile ripescaggio di un trucco del passato è stato l’importante balzo in avanti effettuato dalla Mclaren a stagione in corso (senza dover trovare compromessi tra qualifica e gara), e non durante l’inverno come in casa Ferrari, che secondo gli uomini di Milton Keynes non può essere spiegato solamente con gli aggiornamenti portati in pista sulla MCL38. In casa Red Bull credono che diversi uomini che fino a poco tempo militavano per il team di Milton Keynes, abbiano spoilerato quello che un tempo era un ‘trucco’ utilizzato proprio dal team anglo austriaco. Quegli stessi ingegneri che ad Austin hanno permesso alla Mclaren di generare una richiesta di chiarimenti alla Fia sul sistema di regolazione dell’ammortizzatore situato nel t-tray, utile per modificare l’altezza da terra della RB20.

La Fia e Pirelli non hanno trovato irregolarità in Brasile, Red Bull e altri team curiosi di vedere il passo gara Mclaren nelle prossime gare

Tenere sotto controllo le temperature delle gomme e favorire lo smaltimento del calore è sempre stata una pratica molto ricercata in F1 soprattutto nella precedente generazione di monoposto. Abbiamo appunto l’esempio di cerchi molto sofisticati utilizzati in passato, che utilizzavano zigrinature varie per migliorare il trasferimento di calore o dei fori, come nel caso della Mercedes 2018. Con i regolamenti attuali queste soluzioni non sono più possibili, visto che la FIA ha anche imposto l’utilizzo di cerchi uguali per tutti (forniti dalla BBS) e dei copricerchio che carenano la parte esterna. Non è poi più possibile espellere l’aria dal mozzo, per questo i team hanno dovuto cercare altri metodi per smaltire quel calore in eccesso che può rimanere intrappolato nel corner ruota e surriscaldare gli pneumatici. Proprio quel problema che la Mclaren ha dovuto affrontare nella prima parte di stagione e che poi ha risolto, secondo il team papaya grazie agli aggiornamenti portati ad Austin, spiegazione che non ha mai pienamente convinto la Red Bull.

Non è un caso che, prima dell’affondo in Brasile sul possibile utilizzo di acqua per aumentare l’umidità all’interno della gomma, la Red Bull aveva chiesto a luglio informazioni alla Fia riguardanti il sistema di raffreddamento dell’impianto frenante della MCL38, che presentava alcuni fori sulle pinze anteriori e posteriori, non consentiti dal regolamento in qualifica e in gara. Il team di Milton Keynes aveva infatti il forte sospetto che la MCL38 presentasse un secondo canale di raffreddamento che aiutava nel tenere sotto controllo le temperature degli pneumatici. La Federazione reagì emettendo una direttiva tecnica. Se vogliamo, la nuova protesta del Brasile si concentra sugli stessi obiettivi che la Mclaren potrebbe aver ottenuto tecnicamente in maniera diversa. E’ chiaro che aumentare l’umidità dell’aria all’interno dello pneumatico, aumenta la conduttività termica dell’aria che così potrà raffreddare più velocemente la gomma, trasferendo il calore dalla gomma al cerchione, che non è sigillato internamente. Se le squadre riuscissero a trovare un modo per portare più energia turbolenta in quella regione del cerchio, il raffreddamento potrebbe essere accelerato con aria umida mentre l’aria secca immessa dalla Pirelli nel gonfiaggio dei suoi pneumatici lo limiterebbe, poiché fungerebbe certamente da maggior isolante termico.

McLaren

Dal GP del Brasile, sia Pirelli che la Fia hanno iniziato a monitorare più attentamente il montaggio/smontaggio degli pneumatici nei vari team (compresi dei controlli extra) ma, come anticipato, non è stato notato nulla di illegale. E’ chiaro quindi che, seppur a Red Bull rimangano importanti dubbi a riguardo, la Fia non ha al momento delle prove a disposizione per dichiarare che la Mclaren abbia utilizzato questo trucco in qualche GP. Come spiegato da Mario Isola,è impossibile verificare le gomme dei precedenti appuntamenti, perché i controlli andrebbero fatti al momento. Non troveremmo sicuramente dell’acqua ma si potrebbero analizzare i livelli di umidità trovati all’interno della gomma”. Resta comunque inteso che la Red Bull ma anche altri team, seguiranno molto attentamente l’evoluzione in pista di questa situazione, con gli occhi puntati sul passo gara della MCL38 nei prossimi appuntamenti per capire se del ritmo verrà perso, dopo un GP del Brasile in cui la vettura papaya ha, in un certo senso, sottoperformato sia sull’asciutto della Sprint Race che sul bagnato della Main Race.

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