Quella andata in scena ad Austin è stata una domenica trionfale per la Ferrari. Una doppietta quasi clamorosa ma non casuale, frutto di una SF-24 che ha messo in atto una vera e propria prova di forza tecnica. Le due rosse, partite dalla seconda fila, hanno messo in pratica un passo gara ben superiore a quello della Red Bull di Verstappen, ma anche di entrambe le McLaren, che hanno corso in modo molto conservativo per la paura che la MCL38 non potesse permettersi una gara a singola sosta.
A Maranello, e non solo, c’era molta attesa di vedere come la SF-24, con gli importanti aggiornamenti di Monza e Singapore, avrebbe potuto comportarsi su un tracciato più convenzionale rispetto ai precedenti (Monza, Baku e Singapore). L’aver guadagnato subito la testa in testa, sfruttando più che intelligentemente i bisticci tra Norris e Verstappen, ha spianato la strada ad un Charles Leclerc che ha dominato di passo il GP di Austin. Il muretto ha poi compiuto la giusta scelta, permettendo a Sainz di effettuare l’undercut su Verstappen, una volta capita che la gara a singola sosta era ben più semplice di quello che Pirelli prevedeva ad inizio gara. A Maranello si ritrovano così con quattro vittorie a 5 GP dalla fine del mondiale, ciò che era riuscita ad ottenere la F1-75 due anni fa, eguagliata ora da una SF-24 cresciuta tecnicamente, e soprattutto un morale piuttosto alto, essendo anche consapevoli di aver fatto bene tecnicamente i compiti a casa, dopo il passaggio a vuoto del Gp di Spagna. Non era scontato.
Retroscena sull’ala anteriore “più flessibile”: il test al Mugello ha aiutato l’ottimizzazione dell’aggiornamento!
Il Circuito delle Americhe non era una pista che si sposava appieno con le caratteristiche della Rossa pre aggiornamenti. Tuttavia, sul pacchetto introdotto soprattutto a Monza, che ha in parte rivoluzionato il fondo della SF-24 per provare a correggere il tiro dopo le problematiche soggiunte in Spagna, c’era molta fiducia. La pista di Austin è fra quelle più complete del calendario e il fine settimana Sprint poteva in un certo senso andare incontro alla Ferrari, visto che Red Bull e Mclaren stavano portando in pista degli aggiornamenti considerati “importanti” dai due team mentre a Maranello il foglio è risultato essere completamente bianco.
Inizialmente, ad Austin avrebbe dovuto debuttare il nuovo disegno dell’ala anteriore, che come anticipato è invece apparso già a Singapore. Una versione ‘base’ dell’ala che si è ulteriormente evoluta in Texas nella flessibilità dei materiali compositi. Un aggiornamento non dichiarato, essendo rimaste medesime le forme aerodinamiche dell’ala, ma che ha dato un importante aiuto in termini di efficienza nel veloce, proprio dove la SF-24 è risultata sorprendentemente essere la miglior vettura. Inoltre, c’è un altro retroscena interessante visto che l’aver anticipato la nuova specifica a Singapore ha permesso a Ferrari di svolgere un lavoro di ottimizzazione durante i test Pirelli svolti al Mugello prima di Austin, con numerosi back to back tra le due specifiche. La nuova ala anteriore ‘più flettente’ ha dato un contributo non indifferente secondo una fonte molto vicina al team di Maranello ed è stata subito promossa da Sainz mentre per Leclerc ci è voluto più tempo nell’adattarsi al nuovo bilanciamento nel veloce, ma i cambiamenti di setup tra Sprint Race e Main Race gli hanno permesso di dominare, anche rispetto al compagno di squadra. E’ così che la SF-24, almeno ad Austin, ha fatto un importante step in avanti nelle curve ad alta percorrenza, non perdendo comunque i sui punti meno forti, confermati nei tratti più lenti.
Mondiale costruttori ancora aperto: McLaren conservativa mentre Red Bull si aggrappa e dà priorità a Verstappen.
Questa SF-24 sta facendo sognare i Tifosi, con un mondiale Costruttori che potrebbe sembrare tutt’altro che chiuso se le prestazioni Ferrari di Austin verranno confermate anche nei prossimi appuntamenti. Nulla è scontato in questa F1 tecnicamente molto sensibile ed è per questo che la McLaren resta la favorita. Tuttavia, anche in Texas, il team di Andrea Stella è mancato nella lettura di gara. Poi, il pacchetto di aggiornamenti portato sulla MCL38 è stato importante, seppur a mancare è sempre il componente più incidente nelle prestazioni, ossia il fondo, ma la vettura Papaya non è stata all’altezza delle gare precedenti e non è stata supportata adeguatamente dal suo primo pilota, Lando Norris, non riuscendo ancora a trasformare la pole di sabato in 25 punti la domenica.
Dal canto suo, nella lotta dei due campionati, la Red Bull si aggrappa al solito Max Verstappen. Come in Austria, Verstappen vince la battaglia al limite del regolamento con Norris, ancora una volta forse troppo ingenuo, compreso il proprio team che non è stato sveglio nel chiedere la restituzione della posizione per un possibile nuovo attacco negli ultimi giri. Tecnicamente parlando, Austin era molto attesa anche in casa Red Bull, con la RB20 che ha portato un fondo tutto nuovo per Verstappen, che includeva anche la chiglia simil Ferrari provata nelle libere di Baku dal team campione del mondo, oltre a delle novità agli scivoli delle pance. Per Perez invece il fondo era in versione meno ottimizzata e per questo in sovrappeso rispetto a quello del compagno di squadra. E’ chiaro che il limite del budget cap aleggia attorno alla scuderia di Christian Horner e questo sicuramente rappresenta ad oggi un grande limite, seppur gli aggiornamenti sulla RB20 non sembrano ancora essere terminati.