Bryan Bozzi: “Orgoglioso di lavorare in Ferrari con Leclerc”

Luca Manacorda
05/06/2024

Una delle più recenti novità nell’organico della Scuderia Ferrari è il passaggio di Bryan Bozzi dal ruolo di Performance Engineer a quello di Race Engineer di Charles Leclerc, in sostituzione di Xavi Marcos. L’ingegnere italiano ha debuttato in questa nuova veste nel weekend di Imola, bagnando l’esordio con il terzo posto del monegasco. La settimana successiva, poi, è arrivata la grande gioia della pole position convertita finalmente in vittoria da parte di Leclerc nella sua gara di casa, il GP Monaco.

Bryan Bozzi: il percorso di studi e l’arrivo in Ferrari

Bozzi, classe 1989, lavora in Ferrari ormai da diversi anni. Parlando del suo percorso che lo ha portato al muretto del team più famoso della F1, ha raccontato: “Sono italodanese di nascita e mi sono diplomato alla St George’s British International School of Rome prima di trasferirmi in Inghilterra per studiare Ingegneria meccanica alla Bath University. In quel periodo ho partecipato a un progetto di Formula Student, nell’ambito del quale diversi gruppi di studenti hanno la possibilità di disegnare e costruire una macchina da corsa e poi le varie università di tutto il mondo gareggiano l’una contro l’altra come fossero team di motorsport”.

 

 

Dopo il brillante percorso di studi, Bozzi è entrato in Ferrari come stagista, non uscendo più dall’organico del Cavallino Rampante: “Grazie a quest’esperienza ho capito che le corse mi piacevano davvero e ho cercato di ottenere un posto come stagista in Ferrari, il team nel quale tutti prima o poi vogliono lavorare. Le cose sono andate bene e ormai da molti anni faccio parte del team di pista della della Scuderia Ferrari HP. Rappresentare questa azienda e l’Italia intera nella massima categoria del motorsport è un grande motivo di orgoglio per me, a maggior ragione avendo la possibilità di lavorare accanto a un pilota eccezionale come Charles“.

Performance Engineer, Race Engineer e Drive Coach: compiti e differenze

Il recente cambio di mansioni di Bozzi permette all’ingegnere italiano di spiegare nel dettaglio quali sono le differenze tra l’attuale ruolo di Race Engineer, più noto al grande pubblico, e quello di Performance Engineer. Due figure che, assieme al Driver Coach, compongono la cosidetta “crew ristretta” di ciascun pilota.

Riguardo all’incarico da poco assunto, Bozzi lo descrive così: “Il Race Engineer è il responsabile della gestione della vettura che gli è affidata durante l’evento. Questo include l’esecuzione del run plan, ovvero il programma di ciascuna sessione, e la messa a punto della monoposto. Il Race Engineer è anche colui che parla in radio con il pilota per passargli tutte le informazioni di cui ha bisogno durante le sessioni“.

 

Tornando invece ai compiti del suo precedente ruolo, il nativo di Roma ha spiegato: “Il Performance Engineer è invece responsabile dell’ottimizzazione di vari controlli sulla monoposto, come per esempio la ripartizione di coppia frenante e il differenziale. Per definizione passa gran parte del suo tempo nell’analisi del bilancio della vettura e lavora per fare in modo che si comporti come atteso dalle simulazioni“.

Come detto, la crew ristretta del pilota è completata dal Driver Coach: “Il lavoro del Driver Coach è invece focalizzato sul miglioramento della performance del pilota – ha sottolineato Bozzi – Analizza video e telemetrie di tutte le vetture in griglia e suggerisce a chi si trova in abitacolo le linee e gli stili di guida più veloci“. I tre ruoli distinti hanno un unico fine: “Queste figure insieme agli altri ingegneri, sia in pista che a Maranello, provano ad ottimizzare la macchina per estrarre gli ultimi millesimi di tempo sul giro che in questa F1 possono fare la differenza“.

GP Canada: le chiavi per andare forte a Montreal

In vista del prossimo appuntamento del GP Canada, Bozzi ha presentato così le caratteristiche della pista di Montreal: “Montreal è una pista con lunghi rettilinei seguiti da combinazioni di curve medio lente. Per andare forte bisogna avere una buona velocità sul dritto, un’ottima decelerazione in staccata e una buona trazione in uscita dalle curve. Dal punto di vista del pilota serve avere grande fiducia nella fase di frenata così da riuscire ad essere preciso nell’inserimento in curva per poi accelerare il prima possibile in uscita. Anche su questa pista, come su tutti i circuiti cittadini, è importante macinare chilometri nelle prove libere per prendere confidenza con il tracciato e i suoi insidiosi muretti“.

Autore