Ferrari SF-23 EVO: delle nuove pance non fanno (subito) primavera

Paolo D’Alessandro
5 Giu, 2023

Non doveva essere il GP della svolta ma dove Ferrari cercava delle prime risposte positive. “Gli aggiornamenti sono solo un primo step, poi ne arriveranno altri, che ci aiuteranno forse a rendere la macchina migliore dappertutto. Per ora la SF-23 è molto buona solo in determinate condizioni, soprattutto in qualifica. C’è stato tanto lavoro a Maranello, per questo speriamo di raccogliere i primi risultati già a Barcellona.aveva fatto sapere Charles Leclerc durante la giornata di giovedì. E’ stato così solo parzialmente, almeno sentendo gli uomini di Maranello, con una vettura italiana progredita in gara molto meno rispetto alla Mercedes W14.

Un piccolo passo in avanti con le evoluzioni ma che non hanno cancellato i vecchi problemi, almeno in Spagna

“Questo tipo di pista non è ideale per noi” ha fatto sapere Carlos Sainz a fine gara. Ferrari sapeva di poter incorrere in un fine settimana da quarta forza, ancor di più con la ‘vecchia’ SF-23, su uno dei circuiti più ostici per la vettura italiana e che poteva certamente incidere anche sulle prestazioni del primo importante pacchetto di aggiornamenti, portato in Spagna grazie ad un intenso lavoro svolto in fabbrica. Il fine settimana molto deludente di Aston Martin, che ha comunque raccolto più punti della squadra italiana principalmente a causa dei problemi sulla 16 di Leclerc, e dei comunque piccoli passi in avanti dati dagli aggiornamenti portati in pista, hanno permesso a Ferrari di mostrare delle prestazioni da terza forza in gara. Proprio sulla SF-23 di Leclerc, gli ingegneri hanno verificato se ci fossero problemi al telaio, mettendone in valutazione la sostituzione, ma poi esclusa dai dati.

SpanishGP, Ferrari SF_23 floor

Le pance e il nuovo fondo non hanno cancellato i più importanti e vecchi problemi, tanto che il gap è rimasto sostanzialmente invariato (7 decimi al giro) nei confronti di Red Bull, arrivata anch’essa con una serie di novità in Spagna, mentre si è invece allargato rispetto a Mercedes. “Ho dovuto gestire le gomme per l’intera gara. Su questo circuito ad alto degrado non potevo spingere, perché dovevamo gestire le gomme per raggiungere il numero di giri prefissato dalla strategia” ha fatto sapere un deluso Carlos Sainz a fine gara. Se associamo questo, all’importante inconsistenza della vettura italiana, ossia la capacità di una vettura di creare prestazione in tutte le fasi di gara, oltre che in qualifica. Mediamente con tutti i composti di gomma e al variare del quantitativo di carburante a bordo. Una finestra di funzionamento degli pneumatici che al Montmelo è rimasta piccolissima, tanto che in pista è sembrata la solita e vecchia Ferrari. “Ho utilizzato per due stint la gomma dura; nel primo stint è andata malissimo mentre nel terzo mi sono sentito incredibilmente a mio agio” ha fatto sapere Charles Leclerc – che ha continuato – Facciamo davvero fatica ad entrare nella giusta finestra della gomma e quando lo facciamo è una sorpresa per noi”.

Il progetto SF-23 è votato più alla ricerca – troppo aggressiva – di velocità in rettilineo che al carico aerodinamico generato

“Ad inizio gara siamo partiti con la gomma dura, che ci aspettavamo fosse buona, ma che invece è andata molto male” a detta di Charles Leclerc. Il monegasco non aveva per niente grip, soprattutto sulle gomme anteriori. Un assale anteriore, che già durante i test del Bahrain era emerso come uno dei più importanti problemi della vettura italiana, insieme al saltellamento aerodinamico e alla importante sensibilità del fondo al variare delle altezze da terra (la SF-23 non ha importanti punti di forza). Seppur compresi e migliorati, questi tre importanti problemi non sono mai cancellati. Il progetto SF-23 è di base più votato più alla ricerca – possiamo certamente dire troppo aggressiva – di velocità in rettilineo per competere con Red Bull ma non aiuta a spingere abbastanza sulle gomme. Dal Bahrain si è visto che il fondo non ha carico da vendere e l’ala posteriore utilizzata a Barcellona non era certamente una specifica da massimo carico. Ne è uscito un assetto ottimale al simulatore ben più scarico della concorrenza, ed aumentare disperatamente le incidenze avrebbe prodotto una perdita del bilanciamento verso il retrotreno, con l’anteriore limitato, un qualcosa che non volevi troppo nella nuova veste del Montmelo, oltre che aggiungerti una buona dose di drag non produttiva. Tuttavia, l’efficienza in curva alle alte velocità rimane un miraggio e nei curvoni l’auto non spinge adeguatamente sulle gomme nella stessa maniera. Non è un caso che, seppur con l’extra grip concesso dalla gomma nuova, Sainz non sia riuscito a pareggiare le prestazioni di Mercedes e Red Bull nelle veloci curve 9 e 14, pagando importanti differenze chilometriche.

Ferrari SF-23 front

C’è poi il capitolo saltellamento, che in casa Ferrari non si può dire siano riusciti a debellare completamente, tant’è che Sainz aveva considerato la possibilità di un fine settimana complicato. “Sono ancora convinto che con i rimbalzi e le limitazioni alle alte velocità [mancanza di carico] che abbiamo, non saremmo mai stati molto competitivi qui.“ ha fatto sapere lo spagnolo.

Delle nuove pance non fanno primavera, alcuni si sono affrettati a sottolineare riprendendo la famosa locuzione italiana. A prima vista non è stato di certo un buon battesimo, tuttavia una idea più chiara su questo cambiamento e sullo sviluppo della SF-24 si avrà nelle prossime gare. Facendo il parallelo con la vecchia configurazione, ancora utilizzata dal team Haas, compresa della meccanica, ne esce comunque un quadro piuttosto deprimente per gli uomini di Maranello. Anche la squadra americana ha infatti avuto importanti problemi di gestione gomme nel GP di Spagna. “Oggi è stata dura poichè l’usura è stata molto alta per noi e abbiamo dovuto fare tre soste mentre la concorrenza solo due”, ha spiegato un Nico Hulkenberg che poi ha voluto vestirsi da Carlos Sainz e Charles Leclerc. “Sembra che siamo competitivi sul giro secco, ma dobbiamo ancora lavorare sui long run e trovare un certo ritmo.” ha infatti concluso il tedesco, ripetendo una frase detta e ridetta dai due piloti in Rosso. Ricordandosi sempre che soprattutto il fondo e la meccanica, al servizio di un aerodinamica meglio se non limitata come sulla vettura italiana, fanno una grandissima fetta delle prestazioni di queste vetture. 

Autore: Piergiuseppe Donadoni

Co Autore: Giuliano Duchessa

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