Perché con Max e Lewis si vive quello che è mancato tra Schumacher e Senna
Dopo appena due anni e mezzo di Formula 1, nel 1994 la “stella emergente” di Michael Schumacher lanciava prepotente la sfida al mito già consacrato di Ayrton Senna – una lotta per il mondiale di cui purtroppo non abbiamo potuto godere più che delle primissime battute, in cui la pressione – mi ricordo – ricadeva in larga parte sul campione brasiliano.
Un po’ perché finalmente aveva in mano – almeno sulla carta – la vettura migliore; un po’ perché l’ingresso di Michael in Formula 1 era stato aggressivo e irriverente, per certi versi simile a quanto mostrato da Max e Lewis. Dopo una veloce maturazione, il tedesco fece subito capire in pista che poteva davvero essere l’unico altro fuoriclasse capace di poter battere sulla distanza Ayrton con un’auto simile.
Impossibile dire se Michael abbia vinto perché Senna se ne andò a Imola. Su questo, in seguito, egli stesso disse che “nonostante partii col piede giusto probabilmente avrei avuto enormi difficoltà a diventare campione del mondo, perché la Williams aveva un certo margine di sviluppo e di motore”.
Tristemente, non lo sapremo mai.
📸 Ayrton Senna e Michael Schumacher al Gran Premio di San Marino del 1994
Di certo si respirava una grande sfida, forse avremmo avuto una delle più grandi e durature rivalità di tutti i tempi – una che, con il senno di poi, sappiamo avrebbe coinvolto il migliore contro quello che sarebbe stato il migliore dopo di lui.
Gli eventi della vita, per entrambi, sono stati di gloria e di tragicità; Ayrton non c’è più, Michael dall’incidente non c’è più stato per il grande pubblico – il che suggerisce quanto oggi sarebbe bello sentirli parlare della sfida tra Hamilton e Verstappen, delle loro eventuali preferenze.
Hamilton è un pilota con una grande storia. Ha anche corso contro Michael – seppur ‘diverso’ da quello che affrontò Senna e poi vinse i 7 titoli. Lo affrontò tra l’altro avendo come mito proprio Ayrton, ma non ci fu mai davvero grande lotta tra loro; la “guerra” Lewis l’avrebbe avuta con Alonso, se non fosse che durò poco. Con Rosberg c’è stata la stessa auto – ma non lo stesso timore, il che gli ha giocato un brutto scherzo forse dovuto ad aver sottovaluto l’avversario.
I tempi nel frattempo sono cambiati.
📸 Max Verstappen diventa il più giovane vincitore di un Gran Premio di Formula 1 in Spagna nel 2016
Verstappen è entrato in Formula 1 da minorenne, cinque anni più giovane di Schumacher e ben sette meno di Senna. Il suo percorso di maturazione è avvenuto quasi interamente in pista, errore dopo errore, infine frenato dalla sua stessa fama di essere un toro scatenato.
Un pilota di alto livello tra i 18 e 22 anni cambia molto se non altro perché diventa precocemente responsabilizzato a finalizzare il lavoro di 800 persone; tuttavia è oggi, a 24 anni – più o meno la stessa età di quando Schumacher e Hamilton divennero campioni del mondo – che Verstappen ha l’opportunità sin qui più grande della sua carriera: battere l’uomo dei record, il pilota con più Gran Premi vinti nella storia della Formula 1.
Battere il migliore – così come Schumacher avrebbe voluto battere Senna, e non Hill.
Oggi sembra possibile rivivere quella sfida mancata, in un’altalena di sensazioni e considerazioni che non favorisce nessuno dei due. Due caratteri dalle inclinazioni opposte, eppure entrambi in grado di trascinare team e folle, così come di dividerle.
Entrambi sicuri di essere il migliore.
Il 1994 fu orribile, vorrei pensare che avrebbe potuto essere molto simile a questo 2021.
Due piloti di grande, enorme talento racchiusi dentro una sana quanto inevitabile cattiveria sportiva.
Ingrediente che, ad essere onesti, negli ultimi anni era un po’ mancato.