Binotto ha presentato le dimissioni, seppur attualmente sia ancora il team principal Ferrari in carica con meeting quotidiani sul progetto 2023 (675 come codice). Segnali ce n’erano già arrivati lo scorso inverno, ve ne avevamo parlato. Scrivevamo che “proprio dalla vettura 2022 dipendeva gran parte del futuro dell’ingegnere svizzero […] tenendo in considerazione anche la possibilità che sia proprio l’attuale TP a prendere la decisione”. Ecco che le prestazioni ‘mostre’ della Ferrari F1-75 di inizio mondiale sono state un importante fattore per allungare la permanenza di Binotto a Maranello, rallentando una decisione che prima o poi, senza grosi dubbi, sarebbe stata presa dalla Dirigenza. L’opaca seconda parte di stagione ha (ri)acceso la questione, tanto da far prendere direttamente la decisione proprio al TP italo svizzero, rassegnando le dimissioni in quella che dovrebbe essere una separazione consensuale, qualora Elkann le accetti e gli avvocati trovino le migliori condizioni di uscita per tutti. C’è da discutere di soldi, di gardening e anche di quando Binotto lascerà il suo ufficio nella Gestione Sportiva; per Ferrari c’è sempre una questione Borsa da non sottovalutare. Un vuoto lascerebbe importanti dubbi al mercato e soprattutto cambiamenti manageriali di tale portata hanno sempre bisogno di annunci a stretto giro.
Quattro team principal in nove anni. La media di uno ogni poco più di due anni in uno degli sport dove la continuità spesso ha fatto la differenza. “La stabilità è importante. Red Bull non ha vinto per 9 anni e non ha cambiato un tecnico o il Team Principal, ma anche guardando alla stessa Ferrari.” – aveva fatto sapere Mattia Binotto nella conferenza stampa post Abu Dhabi – “Io c’ero nell’era di Jean Todt che arrivò nel ’93 e vinse il primo titolo nel ’99. Sei anni sono tanti e sono serviti per costruire. Sono stati anni importanti. Penso che la stabilità sia la cosa migliore”. Tuttavia, l’asse Binotto – Elkann non è mai veramente funzionato e difficilmente avrebbe potuto funzionare nelle prossime stagioni. L’aveva capito anche l’ingegnere italo svizzero che si era rassegnato all’idea di dover dare, prima o poi, le dimissioni, lasciando una squadra che è stata dalla sua parte sino all’ultimo GP. Non è un caso che, nella conferenza stampa post Abu Dhabi, abbia voluto metterlo in chiaro parlando di “squadra destabilizzata” all’uscita delle voci di un suo addio e, soprattutto, di una squadra che nell’ultimo fine settimana stagionale aveva “mandato un segnale su ciò che desiderano” ossia una sua permanenza. Ora il segnale la mandato Binotto, con le sue dimissioni.
Le visioni tra Binotto e Elkann erano completamente differenti da molti mesi. Non solo l’entrata di Jean Todt, benaccetto dal TP, è stata bocciata dalla Dirigenza, ma anche una proposta di collaborazione con Luna Rossa, per provare a fare similarmente a Red Bull e Mercedes ossia essere più aggressivi in tema di budget cap e non stando più a guardare come lavorano, e poi vincono, ‘intelligentemente’ i competitors.
Dopo quanto successo nel pre Abu Dhabi, all’interno della squadra di Maranello si aspettavano aggiornamenti dallo stesso TP in questa settimana, comunque entro l’8 dicembre. Credevano che Binotto volesse, nel caso di addio, anticipare i tempi e la Dirigenza, dopo l’uscita della notizia di un suo possibile abbandono, circolata in modo molto insistente nella mattina del 15 novembre scorso ed in mano addirittura anche a persone di spicco che lavorano nelle due ruote, quindi fuori dalla F1. Era arrivata velocemente la canonica smentita della squadra, ma con un comunicato molto leggero, a cui i vertici dell’azienda hanno preferito un assordante silenzio che sapeva di ulteriore conferma. Come se Dirigenza e Squadra fossero due entità in quel momento separate.
Sul successore di Binotto si fanno molti nomi. Frédéric Vasseur, attuale numero uno dell’Alfa-Sauber, sarebbe il benvenuto a Maranello. C’è già un pre accordo, non la firma, dopo che il francese si era proposto negli scorsi mesi, sapendo di un suo addio forzato da Sauber in vista dell’ingresso di Audi dal 2026. Il francese, che ad Abu Dhabi non aveva smentito le voci che lo riguardavano direttamente, sarebbe libero da gennaio, senza gardening, con il ruolo di TP che potrebbe rimanere nelle mani di Binotto sino a fine anno o preso per poche settimane ad interim da Benedetto Vigna, una ipotesi che però non convince pienamente per via del segnale di incertezza verso i mercati. Vasseur è un manager ‘aziendalista’ che gode la fiducia dello stesso Vigna, di Elkann, e soprattutto quella di Carlos Tavares, AD del gruppo Stellantis di cui il presidente del Cavallino John Elkann è azionista.
Ma non è il solo nella lista del management Ferrari, poichè dopo l’uscita del suo nome, personaggi molto vicini al presidente John Elkann gli hanno voluto far sapere che quella non è una scelta da Ferrari. Tuttavia, i nomi sondati negli ultimi mesi sono stati svariati, anche importanti e migliori, ma con una sola simile risposta: “No, grazie”. Elkann sta provando a fare gli ultimi tentativi per convincere personaggi maggiormente di spicco, tra cui un ex Mercedes. Viceversa bisognerebbe virare definitivamente sul piano B, con Vasseur in pole in quel caso anche vista la necessità di avere un TP con zero gardening. La pressione ora è tutta sulla Dirigenza poichè una decisione andrà presa piuttosto velocemente, anche perche, una volta diventata pubblica la notizia di Vasseur e terminato il campionato, Binotto non ha lasciato importanti spazi di manovra. Cosi si rischia di tornare indietro di qualche anno quando, una volta arrivate le dimissioni di Domenicali, Montezemolo mise Mattiacci nel ruolo di TP, in assenza di importanti e migliori alternative.
Aspettando che Elkann accetti le dimissioni, intanto Binotto si guarda altrove. Già quattro team hanno bussato alla porta dell’ingegnere italo svizzero, tra cui Alpine, Aston Martin e soprattutto un top team. E non è detto che, in quel caso, qualche tecnico di spicco non lo voglia seguire. Anche in questo caso, La Storia si ripeterebbe.
Autore: Piergiuseppe Donadoni
Co Autore: Giuliano Duchessa