Verstappen e Hamilton senza quartiere, Mclaren gode, la Ferrari è h24 sul motore aggiornato.
Il gran premio d’Italia non è certamente finito al momento del contatto tra Verstappen e Hamilton con una grande impresa della McLaren e di un ritrovato Ricciardo oltre al solito Norris. Daniel aveva sempre mostrato di compensare la propria performance nel veloce.
Come spiegato su formu1a.uno l’australiano fatica nell’interpretazione della MCL35M per via della mancanza di downforce nei tratti medio lenti. Più le curve sono ad alta velocità più il duo di Woking è simile. A Monza è stato palese. In Russia sarà interessante verificare se anche la convinzione stia crescendo.
Sebbene la strategia della Mercedes prevedesse un fortissima seconda parte di gara sulle gomme medie, sarebbe stato molto difficile dover attaccare entrambe le Mclaren, vedi Bottas. Certamente il campione in carica può vantare maggiori credenziali di riuscita, d’altra parte Valtteri è stato tutt’altro che lento in questo weekend. Al di là dell’incidente la vittoria della Mclaren appare luminosissima e Daniel perfetto.
La vettura arancione – finché buona sugli pneumatici – sarebbe stata difficilmente attaccabile perché ha un’altissima efficienza che non solo aiuta a non farsi superare a parità di motore ma offre una scia leggermente ridotta a favore di chi segue. Al contrario di Alpine e in misura inferiore di Ferrari.
Qualcosa di molto simile a quanto visto due anni fa tra la SF90 di Leclerc e Hamilton.
L’inglese al via era partito molto meglio delle attese mettendo subito una enorme pressione a Verstappen. Il suo primo giro sulle Hard è parso abbastanza impressionante nonostante l’attacco non sia stato portato a termine. Ne ha approfittato Norris facendo il gioco di Max per quasi tutto il primo stint.
Ai tecnici Mclaren va detto bravi perché hanno saputo rischiare il giusto sulle gomme presentatosi molto scarichi ma non troppo. Ci torneremo.
Verstappen e Hamilton senza quartiere.
L’incidente tra i contendenti al titolo nasce dai pit stop: imperfetto e forse un pò anticipato quello della Mercedes, disastroso quello Red Bull, che costa all’olandese almeno 8 secondi, ovvero quel cuscinetto strategico necessario per tentare di gestire il previsto riavvicinamento di Hamilton con le gomme più tenere.
Entrambi sembrano aver deciso di non lasciarsi spazio quando sentono che l’episodio è decisivo.
Al rientro Lewis mette Verstappen all’angolo, Max non taglia la chicane e insiste a voler fare la curva con o senza la collaborazione di Lewis. Gli finisce sopra. Se era un incidente di gara a Silverstone, probabilmente lo è anche questo.
Stando a quanto sentito “fosse rimasto in gara Max avrebbe preso la stessa penalità di Hamilton a Silverstone cioè 10 secondi”.
Da più parti si è detto che i due incidenti non sono paragonabili. Nonostante la dimensione dell’impatto e le velocità siano agli antipodi, abbiamo tuttavia molte similitudini. Intanto sono chiaramente mosse da ora o mai più. Punto secondo: in entrambe c’è un pilota con molto sottosterzo pur di mantenere l’apex della curva cioè Hamilton e l’altro che gli resiste troppo. Punto terzo: a un certo punto della manovra ci sono due vetture affiancate per oltre mezza auto.
Sembra difficile credere alla volontarietà del fallo tattico, quanto più all’istintività del fallo tattico che è un pò diverso. A Monza – come a Silverstone – e fino alla fine della stagione ci sono due piloti che sanno bene contro chi hanno a che fare. I quali – per ora – non sembrano preoccuparsi quanto i loro rispettivi team principal riguardo i numeri del campionato, molto più ad uscire prima dell’altro da una curva. Queste mosse istintive sono figlie di una sfida molto psicologica e sottile.
Sono duelli corretti? No, ma sono veri.
Se in passato non ci non fossero stati, oggi staremmo qui ad appassionarci?
Questi duelli hanno reso grandi le corse.
Cosi come in Gran Bretagna il problema nel giudizio sembrano essere le conseguenze ma non dovrebbe essere cosi. Tuttavia va riconosciuta ai commissari l’intenzione di mostrarsi coerenti nel giudizio.
La scena della RB16B che monta sulla W12 resterà una delle cartoline della stagione.
Un aspetto non cosi secondario su cui sarebbe il caso di ragionare è quanto aiutino effettivamente questo tipo di dissuasori piantati in lungo e in largo. Non di rado si è visto agevolare il decollo dell’anteriore delle monoposto togliendolo dal controllo del pilota o – più spesso – producendo danni importanti dopo passaggi ad alta velocità.
Un deterrente si dirà, che però in certi casi sembra una semplificazione del lavoro della direzione di gara, in altri un modo un pò troppo scolastico per limitare i piloti. Forse non ne sentiremmo la mancanza.
Le safety car rendono sempre vulnerabile la Ferrari
La Ferrari ha presentato a Monza un’ala anteriore inedita per aumentare l’efficienza senza perdere troppi punti di carico sulle gomme anteriori. E’ stata giudicata una buona soluzione tuttavia il rendimento dell’auto su un layout velocissimo ha evidenziato in maniera decisiva il gap di potenza. Non deve essere una sorpresa. Binotto ha confermato ufficialmente quanto riportato qui nel corso della stagione, definendo il gap intorno ai 20 cavalli.
In generale, semplificando il concetto, la SF21 sviluppa una alta % di carico totale con le ali, è questo l’aspetto che ha obbligato i tecnici di Maranello all’utilizzo di un’ala posteriore non estremamente scarica come ci si sarebbe potuto aspettare, specie in relazione alla concorrenza.
Per la SF21 è fondamentale correre in aria pulita.
Si vedeva bene a distanza di 3/4 secondi da Hamilton. Il monegasco sapeva esprimere il meglio della vettura. Avvicinandosi sotto i 3 secondi, perdeva velocemente equilibrio iniziando a scivolare e costringendolo a rallentare sensibilmente. E’ la caratteristica di chi non può estrarre molta energia solo dal telaio. Anche Sainz, ritrovata progressivamente la fiducia dopo l’errore in prove libere, nella seconda parte è stato piuttosto in linea.
Il passo gara di Leclerc in particolare ha mostrato un equilibrio positivo, un degrado lineare sulle gomme e di conseguenza anche una buona consistenza. Per assurdo però la ripartenza dopo una safety car, che solo teoricamente poteva essere un buon colpo di fortuna, ha rimesso in evidenza il proprio punto debole. Perché chiaramente con DRS chiuso è la vettura che fatica più di tutte e quando succede, come ha Baku, è inevitabilmente la più vulnerabile. Un pò frustrante per i piloti.
Nel campionato costruttori la Mclaren è tornata davanti grazie a una doppietta meritata ma imprevedibile. A Maranello non vogliono arrivare quarti perché l’obiettivo resta la terza posizione, ma è chiaro che le penalità a cui andrà incontro per montare la Power Unit aggiornata – su cui si lavora h24 per la Turchia – rendono il compito non impossibile ma abbastanza complicato.
Ferrari in pista a Imola
Da Monza a Imola, in attesa di trasferirsi a Sochi, nei prossimi giorni la Ferrari sfrutterà sul Santerno una sessione di test con entrambi i piloti titolari sulla SF71H. Una sorta di allenamento simile a quanto visto a Fiorano ma evidentemente su un circuito molto più impegnativo.
Autore: Giuliano Duchessa