Dall’importanza della Power Unit, alla gestione gomme: ecco come Hamilton ha vinto in Spagna.
Se i test collettivi della F1 di febbraio solitamente si fanno a Barcellona, nonostante le temperature molto variabili e spesso fredde, un motivo c’è. I costi d’accordo, ma ci sono anche altre piste europee dove andare.
Non è che sia scritto nella pietra.
In realtà il Montmelò ha caratteristiche che permettono di dargli un senso e di completare il lavoro che esce dalla fabbrica.
Le caratteristiche tecniche fanno si che i Gran Premi siano spesso noiosi, ma i dati che i team estraggono sempre definitivi.
Solamente quattro gare e Mercedes ha già messo una marcia in più, non ci sono dubbi, allargando quella inizialmente stretta finestra di funzionamento degli pneumatici Pirelli 2021.
Senza importanti novità, solo comprendendo meglio il pacchetto e sfruttando quella curva di apprendimento, anche ripida, di cui parlavano in molti dentro ai team nel pre stagione.
Lo si era visto nei test in Bahrain, lo avevamo scritto su queste pagine nei giorni successivi: la Mercedes era una ottima vettura da gara, meno sul giro secco. Mancava di capire come estrarre il massimo potenziale della W12 con pneumatici nuovi, quindi come riscaldarli velocemente, cercando una maggior aggressività, pur mantenendo la giusta gentilezza sul passo gara, sempre un plus.
Gli ingegneri del team anglo tedesco hanno ricomposto il puzzle, pezzo per pezzo. Fa parte di questi, l’incremento di performance della power unit tedesca sbloccato a Imola, che ha permesso di utilizzare a Barcellona un’ala posteriore da alto carico che stabilizzasse il posteriore e “curasse” gli pneumatici di quell’asse da un deleterio surriscaldamento.
Red Bull, sapendo di avere ora una unità motrice meno performante in gara, ha puntato molto sulla qualifica, sul riuscire a difendere maggiormente la posizione sul lungo rettilineo principale e nell’avere la giusta velocità in partenza, un qualcosa che ha permesso a Verstappen di prendere la prima posizione.
Dopo aver analizzato i dati telemetrici delle libere di venerdì, gli ingegneri del team anglo austriaco hanno infatti pensato di scaricare l’ala posteriore, in favore di una maggior velocità di punta. Ma hanno compromesso il degrado termico degli pneumatici, maggiore rispetto a Mercedes.
La W12 ha trovato invece il giusto “balance”, come lo chiamano gli ingegneri del team anglo tedesco; gli assetti ‘ottimi’, per gli ovvi adattamenti ai diversi circuiti, sono ora più facili da ricercare. Fino a Portimao la W12 primeggiava sulla RB16B nel lento. A Barcellona, per via di un assetto particolarmente carico e utile a proteggere gli pneumatici posteriori, nelle curve di media e alta velocità. Il tutto grazie alle prestazioni e dall’efficienza della PU.
La freccia nera è stata l’unica a percorrere in pieno la Camsa, curva 9, in Qualifica con Hamilton, al contrario di Verstappen che ha dovuto leggermente alzare (questione di assetto).
Naturalmente ci sono sempre molte variabili che incidono: gomme, asfalto, bilanciamento aerodinamico, ma è pur vero che la stabilità ritrovata della W12 è evidente. E spaventa.
Ora il pacchetto a disposizione di Lewis non è più complessivamente inferiore a quello del duo Red Bull / Verstappen. Anzi, in Spagna era superiore. Lo ha ammesso nel post gara, stranamente, pure Toto Wolff. Da Mercedes parlano di un vantaggio di un solo decimo ma i numeri dicono ben altro. In particolare con le Medium (C2).
RedBull credeva di poter essere più in lotta dopo la qualifica, non si aspettavano cosi tanto degrado termico, pagando un po’ la scelta, senza un compare nelle PL2, di abbandonare l’ala posteriore da alto carico.
La brutta sorpresa è arrivata soprattutto nel secondo stint quando Verstappen ha capito di poter essere una vittima – come ha ammesso lo stesso Horner – della strategia della box Mercedes che aveva: maggiori opzioni grazie ai 2 set di Medium risparmiati, il vantaggio di poter scegliere prima dell’olandese, il ritmo per tentare ragionevolmente la mossa.
A Barcellona l’undercut funziona in maniera ottima. Per coprirsi è importante fermarsi prima dell’avversario. Ma dopo la prima sosta, se hai la possibilità di arrivare al traguardo e se sei in prima posizione, non lasci mai la ‘track position’ per effettuare una seconda sosta. E soprattutto se chi sta dietro è il binomio Lewis Hamilton / W12, che riescono a gestire le gomme perfettamente, per arrivare al traguardo con ottime performance.
A Red Bull sta mancando molto la possibilità di condizionare le strategie Mercedes con Checo Perez. “Ovviamente hanno ottenuto una sosta ‘gratis’ perché non c’era nessuno dietro Valtteri. E’ più facile cosi utilizzare una strategia alternativa”, ha detto Verstappen nel post gara.
Bottas, seppur stia sottoperformando rispetto a Lewis, riesce comunque a incidere nel ruolo che ha, ossia garantire quello che per Max è sempre più un fastidioso due contro uno.
Insomma, ieri per Verstappen e Red Bull c’era davvero poco da fare.
Sono ora 14 i punti di vantaggio di Lewis Hamilton su Max Verstappen, nient’altro che i 7 strappati a Verstappen a Sakhir. Oggi sarebbero pari. Questo per far capire quanto sia dura la lotta per un mondiale; Max, dopo oggi, deve dimostrare di poter vincere delle tappe anche quando non dovrebbe. Perché Mercedes ha risolto i problemi più importanti.
Ora la domanda è chi svilupperà di più e meglio le proprie potenzialità. Red Bull si è già giocata un jolly, con il pacchetto di aggiornamenti portato in pista in Portogallo e confermato in Spagna. Mercedes ancora no. Entrambe comunque svilupperanno fino ad una dead line ragionevole per non mettere troppo in pericolo il progetto 2022. Milton Keynes spingerà di più, pur di provare a vincere questo mondiale, anche per accontentare Verstappen che dell’anno prossimo (ancora) non vuol sentire parlare.
E poi: quanto incideranno le caratteristiche dei tracciati su questo equilibrio? Su questo punto sarà anche importante capire dove si correrà, perché i problemi della Turchia (nelle prossime ore si deciderà) potrebbero averli anche altri Stati. Fuori un circuito, dentro un altro, magari con caratteristiche tecniche piuttosto diverse.
E’ un mondiale lungo ma Red Bull ha sicuramente bisogno ora di “un auto più veloce, migliore sugli pneumatici” se vuole giocarselo fino in fondo.
Autori: Giuliano Duchessa e Piergiuseppe Donadoni