Ferrari aggressiva punta la doppietta in Ungheria

Paolo D’Alessandro
28 Lug, 2022

Autore: Paolo D’Alessandro

L’ultimo Gran Premio ha raccontato due storie molto diverse. La Red Bull ha vinto la gara con Max Verstappen ed ha allungato al comando le due classifiche. L’olandese ha ora un vantaggio superiore ai 60 punti su Charles Leclerc, mentre il team di Christian Horner può amministrare più di 80 punti sulla Ferrari. L’obiettivo del doppio titolo sembra quindi più che mai credibile per il team anglo-austriaco, ma le analisi post Paul Ricard ci parlano di una Ferrari molto competitiva, anche più della RB18, ma che continua a faticare nel concretizzare le proprie occasioni. Questo però non demoralizza ancora l’ambiente di Maranello ed anzi, a fine gara abbiamo visto un Mattia Binotto piuttosto agguerrito: “Non dobbiamo pensare ai punti persi, ma quelli che si possono fare. Mancano 10 gare, cerchiamo di vincerle tutte e andiamo in Ungheria per una doppietta un vero e proprio all-in del team principal Ferrari, solitamente molto abbottonato.

A questo punto del mondiale, la Scuderia di Maranello non ha più nulla da perdere. La F1-75 è più competitiva di quanto la classifica dica, ma l’inesperienza e la fragilità di squadra e macchina, accoppiata a due errori di troppo di Charles Leclerc, stanno costando il mondiale. Mercedes invece si sta scontrando con una realtà sempre più crudele per loro, per dirla alla Toto Wolff da “schiaffi in faccia”. Ogni volta che il team pluridecorato pensa di avvicinarsi ai due Top Team, prende distacchi incredibili e si scontra con un impossibilità di vincere sul campo, senza eventi straordinari. Non va dimenticata un accesa lotta alle loro spalle dove Alpine sta prendendo ora il sopravvento, ma nessuno è ancora pronto a mollare ed anzi, McLaren è pronta a rispondere.

Power Unit e massima downforce, Hungaroing pista dura e completa senza pause per i piloti

Il circuito di Budapest è uno di quelli classificabili nelle categoria rear limited, nel quale i team solitamente portano pacchetti da alto carico aerodinamico. Le 14 curve presenti sul circuito sono divise in modo da non concedere mai ai piloti il momento per respirare. L’unico allungo importante è quello del rettilineo di partenza, dove è presente il primo punto di sorpasso alla staccata di curva 1, oltre ad essere la prima delle due zone DRS presenti. Subito dopo sarà possibile usare nuovamente l’ala mobile per andare alla curva 2 e già in passato abbiamo assistito a battaglie ruota a ruota, che si sono protratte sino a curva 3 e anche alla 4. E’ possibile immaginare che con le vetture di nuova generazione lotte di questo tipo saranno ancora più possibili; i piloti saranno in grado di seguirsi da più vicino nell’ultimo settore ed avere così più slancio e meno disturbi per le loro battaglie.

Il circuito è più veloce di quanto si pensi normalmente, con curve tutte superiori ai 100 km/h – dati da confermare con queste nuove vetture in curve come la 1, la 6, la 8 e la 13 – e che il progredire dei precedenti regolamenti l’avevano reso sempre più una pista ‘power limited’. Agli inizi infatti qui era importante godere di tanto downforce e si poteva fare la differenza grazie ad essa, come normalmente accade a Montecarlo per esempio. Il tanto carico aerodinamico sprigionato dalle vetture viste fino al 2021 ha poi iniziato ad incrementare di molto il tempo sul giro, anche a farfalla aperta, e le velocità in curva, portando i motori ad avere una rilevanza sempre maggior sul giro. Le macchine 2022 hanno nei tratti più lenti e nei cordoli i punti più critici e l’Ungheria racchiude parte di questi punti deboli, che si scontrano però con zone da più alta velocità che invece permetteranno di vedere velocità interessanti. Sarà un altro test per questi nuovi regolamenti, anche dal punto di vista dei sorpassi.

La scuderie verranno qui equipaggiate con i loro pacchetti da massimo carico, che fin qui abbiamo visto a Barcellona e Montecarlo per tutti i team, avendo bisogno di sviluppare quanta più velocità in curva possibile. Le caratteristiche dell’Hungaroring potrebbero già indicare dei valori di forza (sulla carta), ma queste vetture hanno mostrato fin qui di rispondere anche in maniera diverse alle aspettative, frutto anche dei lavori di aggiornamento e di comprensione svolte fino ad oggi dalle squadra.

Il meteo torna ad essere un incognita per qualifica e gara

In Austria e al Paul Ricard abbiamo vissuto due fine settimana molto caldi, ma al tempo stesso molto stabili. Le probabilità di precipitazioni non sono mai state elevate da far preoccupare i team e così il lavoro è stato lineare per tutti. Uno scenario che potremmo però non rivedere in quel di Budapest. Il meteo è molto particolare in quella zona dell’Europa, già in passato abbiamo visto a cambi repentini nel corso delle singole sessioni. I ricordi più recenti sono della gara del 2021 che è stata preceduta da un diluvio, è iniziata su pista umida e si è chiusa in condizioni di asciutto. Ma andando indietro nel tempo, nel 2018 le qualifiche furono condizionate da una perturbazione che iniziò e finì nei minuti della Q3. Un meteo molto variabile e instabile che potrà cogliere di sorpresa i team.

Al momento le previsioni, che vanno prese solo come un indicazione, suggeriscono che durante il venerdì sarà possibile lavorare senza troppi pensieri per le varie squadre, seppur con temperature piuttosto elevate e superiori ai 30°. Al sabato invece, al momento, sia la sessione di FP3 che le Qualifiche sono previste in clima piovoso. Le previsioni si fanno meno chiare sulla domenica, dove però ad oggi si parla di una giornata serena con temperature inferiori ai 30° con però forti folate di vento. Una tre giorni che potrebbe dunque portare i team a più di un grattacapo, con temperature e meteo differenti in ogni sessione.

Ungheria circuito di sorpresa, ma Pirelli va sul sicuro

“Notoriamente in Ungheria troviamo sempre temperature calde, ma ultimamente ci siamo imbattuti nella pioggia e quindi non arriviamo a frettolose conclusioni. In passato abbiamo avuto diverse sorprese, magari quest’anno ci sorprenderà ancora di più”, questa una delle considerazioni fatte da Mario Isola per introdurre il weekend di Budapest, dove il costruttore italiano di pneumatici porterà in pista le gomme C2-C3-C4, le stesse viste all’opera a Le Castellet.

Con gli anni l’Hungaroring è diventata la casa di gare sempre più spettacolari rispetto al passato e la speranza dell’Head of Motorsport Pirelli è che le nuove vetture, in combinazioni con la nuova linea di pneumatici da 18′, possa confermare anche su una pista così tortuosa la possibilità per i piloti di seguirsi ed attaccare senza conseguenze. 22 psi all’anteriore e 18 psi al posteriore confermano una severità bassa per gli pneumatici di questo asfalto, che offre però un buon livello di grip e che normalmente si evolve tanto nell’arco del weekend, anche se in questo aspetto la pioggia potrà cambiare molto le cose.

La Ferrari non si nasconde, Red Bull mette già le mani avanti

Circuito da alto carico aerodinamico, curve da media velocità, asse posteriore messo in rilievo e sotto stress, sono tutte caratteristiche che fino a qui abbiamo visto esaltare la Ferrari. La fiducia mostrata a fine gara in Francia da Binotto fa pensare che anche il team crede di avere le carte in regola non per vincere, ma per fare un’ambiziosa doppietta in Ungheria. L’atteggiamento dell’ingegnere italo-svizzero può essere definito anche arrogante – seppur abbiamo visto dichiarazioni ben ‘peggiori’ provenire dal lato box Red Bull in questo senso nei mesi – ma invece svela solo un approccio più aggressivo da parte della Ferrari, che oramai va avanti da qualche tempo. Oltre a questo c’è la consapevolezza che a Maranello si sta tenendo il passo con gli sviluppi, incassando le prime vittorie in questo aspetto, con anche l’importante aggiornamento arrivato a Le Castellet, riguardante il fondo.

 

La RB18 invece ha per ora, in parte, vanificato il tentativo di incrementare il carico aerodinamico sulla propria macchina, perdendo il bilancio con l’introduzione del nuovo fondo in stile Ferrari, e dovendo così tornare indietro sui suoi passi. Insomma, la battaglia è più aperta di quanto dica la classifica e probabilmente il meteo instabile potrebbe non essere una cattiva notizia per il team di Horner. Il grande vantaggio che hanno accumulato fin qui porta Verstappen e Perez ad affrontare l’Ungheria con serenità, in gestione (più l’olandese del messicano), senza nervosismi nel caso la Ferrari dovesse mostrarsi superiore come proprio il campione del mondo ha affermato dopo la vittoria in Francia.

In effetti in casa Red Bull, nonostante il vantaggio e la sicurezza che hanno per esperienza e forza di squadra, non hanno esitato a lanciare qualche campanello d’allarme. Christian Horner ha commentato le prestazioni Ferrari facendo notare che “hanno così tanto carico aerodinamico, che guadagnando anche quello che perdono quando scivolano un po’ in pista” mentre ad attirare l’attenzione di Helmut Marko è stato il giro in Q2 di Carlos Sainz – senza scia, a parità di gomma della Red Bull, fatto segnare circa 1 minuto dopo. E’ stato un tempo extraterrestre, eravamo a quasi un secondo da lui. Dovremo riflettere su questo se Ferrari riuscisse a far segnare tempi di questo tipo con costanza” ha fatto sapere il super consulente del team anglo austriaco.

Mercedes vuole reagire ‘allo schiaffo’ ma i pericoli possono arrivare da dietro.

In Francia, la W13 ha deluso gli stessi ingegneri di Brackley. La Mercedes puntava a quel weekend per provare addirittura a sorprendere ed invece non è stata in grado di riuscirsi, pur mettendosi dietro (per circostanze diverse) due Ferrari e superando in pista la Red Bull di Sergio Perez con entrambe le macchine. Tuttavia, Max Verstappen e Charles Leclerc erano semplicemente troppo veloci. Quello che non si spiegano è come mai la W13 funzioni a singhiozzo, con tempi molto veloci in alcune fasi ed altri più lenti. Un loro deficit è certamente la prestazione con gomma nuova, non riuscendo ad estrarre prestazione, godendo poi di una migliore usura di altri team e rimanendo su tempi stabili che progressivamente si avvicinano ai migliori, quando però il distacco è oramai ampio. In Ungheria, la W13 aggiornata potrebbe essere protagonista di una buona prestazione – anche se risulta davvero difficile comprenderne il livello, sconosciuto oramai agli stessi ingegneri.

Se arrivare a Red Bull e Ferrari sembra difficile, il problema potrebbe venire anche da chi è attualmente dietro di loro, e anche con un discreto margine. Nelle qualifiche di Francia infatti Lando Norris è riuscito ad inserirsi tra le due W13 e se in Ungheria dovesse avvenire che in Mercedes non capitalizzino la qualifica, la situazione potrebbe essere più compromessa rispetto al Paul Ricard. La McLaren e l’Alpine hanno fatto due buoni salti in avanti con gli ultimi aggiornamenti, anche se in gara il loro passo è comunque piuttosto lontano da Mercedes; abbiamo però già visto in passato, proprio qui nel 2021, come Alonso su un Alpine nettamente inferiore si sia difeso da Hamilton, con una Mercedes molto più performante. Circostanze diverse, situazione particolare, ma non è da escludere, seppur Mercedes abbia in mano il potenziale di essere terza forza.

Finalmente gli aggiornamenti Haas, per Magnussen. Alfa deve ritrovarsi, AlphaTauri vuole confermarsi.

Nelle ‘retrovie’ gli umori e le situazioni sono piuttosto diverse. Qui finirà sotto la lente di ingrandimento la Haas che porterà il suo unico e grande pacchetto di aggiornamenti, a disposizione del solo Kevin Magnussen. Gli incidenti di inizio stagione hanno limitato il budget del team americano e i ritardi nei lavori hanno permesso di produrre un solo pacchetto che andrà al pilota più esperto e meglio posizionato in classifica. Una scelta però che non disturba Mick Schumacher, che ha compreso la decisione del team, e si ritiene fiducioso comunque di far bene in Ungheria.

Alfa Romeo invece spera finalmente di ritrovare il bandolo della matassa. Gli aggiornamento non hanno prodotto il salto prestazionale sperato, anzi, hanno fatto perdere un po’ la retta via agli ingegneri del team svizzero. Piste non congeniali, la mescola C5 poco amica dell’Alfa Romeo e alcuni problemi di affidabilità hanno compromesso il potenziale di Bottas e Zhou, ma è anche vero che la C42 non è progredita come speravano e in Ungheria, prima della sosta, sperando di poter tornare a fare punti così da chiudere in ripresa la prima parte del 2022.

AlphaTauri ha invece qualche grattacapo da risolvere. Il potenziale della AT03 aggiornata al Paul Ricard sembrava buono, ma la qualifica è stata deludente per Pierre Gasly, mentre Yuki Tsunoda ha visto vanificato subito il suo ingresso in Q3 con il contatto con Ocon al primo giro, alla chicane del Mistral. A dare un gran lavoro da fare agli ingegneri del team di Faenza è il calo di prestazione, ancora senza spiegazione, di Pierre Gasly nel corso del weekend. La macchina è andata peggiorando durante le sessioni, pur senza un grosso lavoro di setup che ne abbia stravolte le caratteristiche.

Aston Martin e Williams sono alle prese con una situazione ‘simile’. Entrambe hanno portato grossi aggiornamenti nell’arco della stagione, rivoluzionando le loro vetture. La Williams è sembrata avere un impulso immediato migliore rispetto al team di Silverstone, il quale sta progredendo in gara – con una buona gestione gomme della AMR22B, che spesso permette strategie alternative e più efficienti – ma fatica molto in gara ritrovandosi quasi sempre eliminata in Q1. Alexander Albon invece sta sfruttando il potenziale degli Upgrade elaborati a Grove, mentre Latifi è nelle retrovie, seppur con qualche miglioramento, impegnato però in un lavoro di adattamento importante alla nuova macchina. I team sono quindi ancora in una fase di analisi e comprensione con la Williams che sembra aver fatto un passo avanti migliore, ma la Aston Martin gode di più esperienza con Vettel e della possibilità di contare su entrambi i piloti.

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