Ferrari: una lunga corsa per diventare vincenti

Paolo D’Alessandro
10 Lug, 2023

La gara di Silverstone ha visto ancora una volta trionfare Max Verstappen, davanti ad una sorprendente McLaren che, principalmente a causa del tempismo della Safety Car, non è riuscita a massimizzare il risultato, visto che il doppio podio era certamente alla sua portata. Oscar Piastri ha concluso al quarto posto, dietro a Lewis Hamilton. La Mercedes invece, per l’ennesima volta, ha massimizzato ciò che poteva, anche a discapito di un George Russell che, come l’australiano, non è stato fortunato con la SC. Questo elemento non è stato congeniale nemmeno per la Ferrari che però, prima di arrivare a parlare di fortuna e sfortuna, deve farsi un profondo esame di coscienza.

A Silverstone la SF-23 si è comportata bene, ma i problemi in FP2 ne hanno limitato il potenziale

Il Gran Premio d’Inghilterra era atteso per capire se gli sviluppi introdotti nelle ultime gare avevano portato un concreto beneficio alla SF-23. In Austria, il potenziale della Ferrari è stato in parte concretizzato, mostrando miglioramenti in molte zone. Non si può dire che a Silverstone il passo avanti non sia stato confermato. Prima degli aggiornamenti le ipotesi erano di una SF-23 doppiata e certamente non in lotta con Mercedes ed Aston Martin, anzi probabilmente minacciata da Alpine.

Ferrari SF-23

L’endplate dell’ala anteriore modificato in Austria

Manca da questo discorso la sorpresa McLaren, che ha avuto un weekend perfetto per esaltare la MCL60, oltre ad importanti aiuti dagli ultimi upgrades. In terra inglese, Ferrari ha confermato dei progressi significativi, come l’abbattimento del porpoising. A livello prestazionale dunque il weekend potrebbe anche essere visto come un bicchiere mezzo pieno. Quello che a Silverstone ha limitato le prestazioni della SF-23, è stata l’esecuzione del weekend. Un qualcosa non di nuovo per la Scuderia. “Il fatto che Charles non abbia girato in FP2 [per un problema elettrico] è stato un problema per noi” ha confessato Vasseur al termine della gara. “Abbiamo fatto un long run, non troppo lungo, solo con Sainz, su Soft, e ci siamo spaventati del degrado, per questo siamo andati sulle gomme più dure” ha precisato il Team Principal, svelando così qual’è la reale debolezza della Ferrari

Ferrari: la mentalità non è da top team, Vasseur deve intervenire e prendere spunto da Mercedes

Una breve divagazione prima di toccare quanto successo in gara: la gestione dei piloti. I team order in questo momento sono plausibili, l’obiettivo di Ferrari è risalire la classifica. Il potenziale per lottare con Mercedes c’era, ed una lotta interna non avrebbe aiutato. Al Sabato, come tutti i team, ogni weekend si lascia ad uno dei due piloti, in alternanza, la scelta di uscire prima o dopo. Charles Leclerc aveva questa priorità a Silverstone, quindi perché non dargli direttamente la precedenza all’uscita dai box piuttosto che ricorrere a team radio (pubblici) e uno scambio di posizione in pit lane? Una gestione che ha creato solo tensione inutile, esponendo la squadra a critiche da chi, dall’esterno, poteva liberamente ascoltare.

Nel post gara, parlando del risultando deludente, il TP si è espresso in questi termini. “Abbiamo avuto paura del degrado, ma alla fine ce n’è stato meno di quanto ci aspettassimo. Durante la gara abbiamo avuto dei target time troppo conservativi e questo ci ha penalizzati”. La Ferrari ha avuto paura: questo è il titolo delle parole di Vasseur. Di cosa esattamente ha avuto paura? Di se stessa. “Probabilmente questi sono spettri che ci portiamo dietro dall’inizio stagione, siamo stati troppo conservativi”. Non è mancato solamente il coraggio di osare, ma anche quello di fidarsi del proprio lavoro dal venerdì pomeriggio in poi e soprattutto di leggere la gara.

Il degrado è stato minore per tutti rispetto al caldo venerdì. George Russell era partito con Soft perché Mercedes aveva svolto un buon long run al venerdì, nonostante una W14 non particolarmente performante,  poi cambiata molto nel corso del weekend. Il team di Brackley ha però una mentalità vincente, e soprattutto persone e strumenti di alto livello. La pista è migliorata nonostante la pioggia del Sabato, le condizioni erano più fresche, le nuove Pirelli hanno avuto un debutto felice – forse anche fin troppo ‘resistenti – e hanno unito queste variabili ad una sana dose di rischio ma cosciente. La scelta di differenziare le strategie è stata intelligente e coraggiosa, ma non spericolata. Ancora una volta in casa Mercedes si è letta bene l’evoluzione della pista e soprattutto il comportamento degli pneumatici.

Tutto il contrario in casa Ferrari. L’inizio sulla stessa mescola, Media, non è stato un errore, ma il pit stop anticipato di Charles Leclerc per passare alla Hard sì. Il monegasco, ma anche i dati, non evidenziavano un degrado gomma sulla SF-23, così come su tutte le altre vetture. Anticipare il pit stop è stata una mossa azzardata e sbagliata poiché il ritmo del monegasco è stato di poco superiore al proprio prima della sosta. L’errore è stato inoltre quello di montare la Hard quando la Soft stava dando riscontri importanti. E l’errore è stato ripetuto poi con Carlos Sainz, con ancora più dati da analizzare a disposizione.

In casa Ferrari ha vinto la paura e ha perso la squadra. Gli spettri del recente passato è giusto che ci siano, ma non devono essere un limite, bensì uno sprono ed un riferimento per constatare se e quanto si è migliorati. La Mercedes ha fatto tutto perfetto ed è stata premiata dalla Safety Car con Lewis Hamilton, mentre la Ferrari ha avuto paura, ha corso sulla difensiva ed è stata penalizzata dalle circostanze. Bisogna anche sapersi aiutare però. Il dato positivo è che, anche con i movimenti dietro le quinte, Frederic Vasseur sembra sapere cosa manchi a Maranello per fare un salto di qualità, in tutti gli aspetti. Il tempo gli va dato, ma la Ferrari deve iniziare ad aiutarsi da sola.

Autore: Paolo D’Alessandro

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